EDITORIALE
12-09-2022 di Freddie del Curatolo
Non c’è dubbio che si stia per aprire un periodo nuovo, proiettato nel futuro e da molti punti di vista interessante e stimolante per gli italiani che hanno intenzione di investire in Kenya.
La felice conclusione del processo elettorale in Kenya, intendendo senza scorie di intemperanze o complicazioni di sorta che non andassero oltre la naturale propensione al ricorso in sede giudiziaria degli sconfitti (come avvenuto ormai ogni cinque anni, dal 2002) ed il nuovo corso che vede per la prima volta a capo del governo un “emergente”, ovvero William Ruto non legato direttamente alla storia del paese, come le famiglie Kenyatta e Odinga, fanno ben sperare e non solo gli inguaribili ottimisti. Se infatti sia il blocco occidentale rappresentato dagli Stati Uniti e dalla Francia e quello orientale con in testa la potenza cinese (ma anche la Russia, sotto sotto, faceva il tifo per Ruto) hanno già salutato con favore il nuovo leader e promettono di rinforzare i rapporti, anche il periodo non certo facile dell’economia e delle contingenze nell’Africa Orientale, suggeriscono che “una volta toccato il fondo non si possa che risalire”.
Il fondo è rappresentato dall’inflazione galoppante, dall’emergenza alimentare dovuta al blocco delle importazioni da Russia e Ucraina e dalla siccità che ha drasticamente ridotto la produzione interna di prodotti agricoli di prima necessità. La risalita viene invece prospettata dal PIL in ripresa e soprattutto dalle grandi potenzialità del Kenya in fatto di materie prime e di possibilità di sviluppo in diversi campi, dalle infrastrutture alle energie rinnovabili, alla partecipazione esterna nel progetto di creazione di un’industria interna che è uno dei pilastri della politica di Ruto e della sua coalizione.
Le parole del nostro ormai ex Ambasciatore Alberto Pieri, che ha definito il Kenya una nazione ormai “matura e ancor più solida democraticamente, punto di riferimento di stabilità dell’intera regione” confermano la volontà di USA e Cina di proseguire nei loro protocolli d’intesa con Nairobi. Questo può dare linfa agli investitori del resto del mondo, compresa l’Italia e non solo nei massimi sistemi. Il turismo ad esempio, può riprendersi grazie a nuove visioni più internazionali che abbandonino l’idea autarchica che ha accompagnato le idee del Ministero del Turismo negli ultimi anni, rivedendo gli accordi sull’apertura dei cieli a tutte le compagnie aeree che facciano richiesta di creare rotte verso il Kenya e il tanto atteso e sospirato aeroporto internazionale di Malindi.
Da questo punto di vista, come abbiamo già annunciato il giorno dopo la sua elezione, il nuovo governatore della Contea di Kilifi Gideon Mung’aro, ex manager di Briatore e grande conoscitore non solo di Watamu dove è nato e di Malindi dove è stato sindaco, ma delle potenzialità del settore turistico, potrebbe essere la classica scintilla con cui riportare la fiamma di un intero indotto che, attraverso le facilitazioni d’impresa per gli stranieri, può creare allo stesso tempo opportunità d’investimento e posti di lavoro. Ergo, secondo noi questo è il momento dell’ottimismo della volontà, di riprendere discorsi lasciati in sospeso prima della pandemia, quando le cose ricominciavano a girare per il verso giusto (stagione davvero promettente, quella a cavallo del 2019 fino a marzo 2020). Per gli italiani che vogliono investire e che vedono giustamente nell’Africa subsahariana una possibilità alternativa allo stagnante e ormai quasi impraticabile mercato del vecchio continente, può essere il momento di cogliere affari e opportunità in proiezione.
Sempre che il nuovo governo inizi da subito a fare chiarezza sui rapporti che ha intenzione di instaurare con chi è pronto a collaborare ma allo stesso tempo giustamente pretende di avere maggior considerazione. Interessanti a tal proposito le parole di Ruto, che ha confermato la possibilità per gli stranieri che vorranno lavorare “in conformità con le leggi del Kenya e per qualsiasi tipo di attività” di interagire con il nuovo corso e anche quelle recenti di uno degli “opinion maker” e possibili legulei del nuovo governo, l’avvocato e imprenditore Ahmednassir Abdullahi, che ha consigliato a Ruto di dare priorità alla chiarezza e alla lotta alla corruzione interna, che farebbe risparmiare al paese miliardi di scellini ed invoglierebbe gli investimenti internazionali nel paese. Come sempre, staremo a vedere e vi informeremo sul nuovo percorso del Kenya targato William Ruto.
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