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PENSIERI

Quello che mi mancherà di più del Kenya

Diario di un italiano che quest'anno "salta"

21-10-2020 di Antonio

Quest’anno avrei festeggiato i vent’anni di Kenya e invece dovrò "saltare".
Me lo ricordo come fosse ieri. Era il 22 ottobre del 2000.
Da allora, ogni stagione, inverno in Kenya fino a Pasqua o male che vada alla domenica delle Palme.
Solo un anno, quando è morta mia madre, sono arrivato a metà novembre.
Quasi non mi ricordo più com’è l’inverno in Italia ma ho paura che quest’anno lo riscoprirò.
Con tutto quello che è successo, le storie viste e raccontate, i parenti che non ci sono più (una cugina cardiopatica ma sempre allegra, piena di vita portata via a 53 anni, zia Ernestina, sorella di mio padre, 88 anni con i normali acciacchi di quell’età) mi sento un po’ egoista a dire che sto vivendo un’ingiustizia. Però il mio mondo di scorta mi mancherà tantissimo.
Mi mancherà la sveglia all’alba, che è una vera alba perché con te si svegliano i colori della natura, le nuvole in cielo, gli uccellini che cantano, il calore della vita.
Mi mancherà la passeggiata in spiaggia al mattino presto, con la bassa marea e i giovani che ti incrociano correndo e ti dicono “jambo!”.
Mi mancherà la tazza di “chai”, il té col latte e quella specie di krapfen che fanno loro.
Poi fermarmi dalla mama che vende la frutta in un chiosco vicino al mercato e fare le solite due chiacchiere, nel mio inglese tremendo. Ma lei mi capisce, e se non capisce sorride e mi insegna una parola in swahili.
Mangio quasi sempre la sua frutta a pranzo. Banana, mango e papaia.
Se fa tanto caldo, anche una fetta di cocomero. Con mezzo euro ho fatto il pranzo e so anche che ho pagato più di quello che pagano loro.
Ci sono giorni in cui ho troppe cose da fare, anche se ciò che preferisco, il pomeriggio, è rilassarmi sul pilipili in veranda, nel mio cottage a due passi dal mare (volete sapere quanto spendo? 450 euro al mese tutto compreso. Praticamente come riscaldamento, luce e benzina in Italia.
La sera spesso mi invitano altri amici italiani che hanno belle ville con cuoco e personale di servizio...da una parte dico “beati loro”, dall’altra so che non ce la farei a fare quella vita.
A volte si va a mangiare una pizza...forse l’unica cosa che mi manca perché ho la fortuna che mi piace anche il loro cibo! Da due anni poi ho scoperto un ristorantino mussulmano che fa pollo, pesce e tante altre cose buonissime e se spendo 5 euro è tanto.
Certo, io non sono ricco e la questione dei soldi per me è importante. Ma per il Kenya farei anche qualche sacrificio in più. Non prendo tanto di pensione, ma d’estate faccio qualche lavoretto di giardinaggio e riparazione di tosaerba e metto via per i miei sei mesi africani.
Mi mancheranno le amiche che lo so bene che vengono a trovarmi nella speranza che io m’innamori di loro e ne sposi una. Alcune mi chiedono com’è l’Italia e se le posso portare su.
Sono simpatiche e piene di vita, ingenue e ammiccanti.
Ma mi sentirei ridicolo a stare con una di loro e non ho mai pagato una donna per venire a letto con me, anche se qui potrebbe sembrare normale, come una beneficenza.
Però è curioso avere delle “amiche” di vent’anni, no?
Quello che mi mancherà più di tutto è farmi portare a casa loro, conoscere la famiglia, i fratellini e i vicini di casa. Sedermi sui loro sgabelli pericolanti e mangiare polenta e spinaci con loro, capire quanto siamo fortunati e quanto loro siano semplici e pazienti.
Tutto questo mi aiuta a sopportare il peso di essere un comune mortale che prima o poi dovrà fare i conti con il destino. Mi aiuta a cancellare gli errori di gioventù, la solitudine patita in troppi anni in Italia e soprattutto a vedere tanta gente uscire di testa nella mia città e credo anche nelle altre.
Quest’anno, il più terribile di tutti, mi mancherà tantissimo l’Africa ma so che grazie a tutti questi splendidi ricordi, non uscirò di testa come loro.
Grazie Kenya, ci rivediamo presto.

 

TAGS: turismo kenyaitaliani kenyaantonio kenyastorie kenya

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