AMBIENTE
28-01-2019 di redazione
Se dobbiamo aspettare i turisti mordi e fuggi, specie quelli che hanno già ridotto l'Italia a quel che appare oggi, soprattutto per l'incapacità di unirsi e fare quadrato di fronte alle emergenze (vedi Roma, Napoli) e l'ignoranza che li tiene lontani dal preservare siti storici e culturali, vera risorsa del nostro Paese, stiamo freschi.
Niente di più ci aspettiamo dai pensionati, o "retired" come in tono un po' militaresco li chiamano gli anglosassoni, che qui vengono a svernare e avrebbero anche tempo per dedicarsi a queste cose. Ma che vuoi, sono stanchi, hanno i loro acciacchi ed in più hanno scoperto i social dove possono finalmente lamentarsi di tutto ed esorcizzare l'avvicinarsi della fine mandando a quel paese (più che a questo) tutti quelli che non la pensano come loro, senza timore di essere schiaffeggiati o di dover abbassare lo sguardo davanti a nessuno.
Al limite, per i più coraggiosi o insoddisfatti, c'è sempre la possibilità di accapigliarsi ed urlare in piscina.
Ma nemmeno tra i locali c'è da confidare nei vecchi (perché pochi ci arrivano, alla vecchiaia...) né negli adulti che sono troppo impegnati a recuperare un pasto decente e ancora molto fatalisti. In più alcuni di loro, sulla costa, hanno scoperto da pochi anni di potersi permettere ogni tanto un vasetto di yogurt e una bottiglia d'acqua minerale...bisogna dargli tempo di capire che altri molto più stronzi di loro, che avrebbero la cultura e l'esperienza per non farlo, stanno spargendo la plastica in ogniddove.
Tralasciamo i discorsi sulle istituzioni: già sono poco reattive (eufemismo) su altre priorità, perché mai dovrebbero intervenire per quelle che non vengono considerate tali nemmeno dagli Stati Uniti d'America e da buona parte dei Paesi industrializzati?
No, la salvaguardia dell'ambiente non fa per nessuna di queste categorie.
L'unica speranza che abbiamo, almeno qui sul litorale del Kenya, è riposta nei giovanissimi che le associazioni (guardacaso, non italiane, ma inglesi, keniane e anche indo-arabe) riescono a coinvolgere nelle giornate di pulizia della spiaggia di Watamu.
Giornate, come nel caso di quella di sabato, che diventano anche feste in cui la creatività si associa all'utilità e al buon esempio.
In cui la sensibilizzazione diventa anche gioco ed in questo modo entra più facilmente nella testa e nelle abitudini dei ragazzi.
Grazie alla Watamu Marine Association, all'occasione data dalla tappa a Watamu della "Flipflopi Expedition" di Lamu, che ha proprio questo tra i suoi obbiettivi principali, c'è ancora la speranza che questo angolo di costa possa rimanere ancora un'isola felice, non solo per la natura e chi la frequenta, ma per tutte le specie marine costrette a convivere con le microplastiche e ad ingerirle.
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