Racconti

RACCONTI

Come sono diventata Masai

La storia di Donatella (o Nashipai, nuovo nome masai)

21-10-2008 di Donatella Crispino

Parliamo di me. 
Della mia esperienza di Kenya. 
DI questo mal d'Africa che nonostante gli anni continua a tormentare la mia persona,senza riuscire a dare una spiegazione plausibile sul come nasce e come mai non termina mai nonostante i mille problemi che la vita in Kenya ci regala.
Direi che sembrerebbe piu' una sorta di pianto il mio..ma in effetti e' un voler gridare che un amore grande , nonostante ti faccia soffrire, non lo si puo' abbandonare mai. E allora cosa ha che ci regala il Kenya ? Attimi di luce, di colore, di suoni, di odori, di immagini indelebili che continuano a frastornare la nostra mente. Un esempio ?
Eccoti accontentato con il racconto di un mio viaggio in terra keniota : era la terza volta che tornavo al villaggio masai di Njukini. 
Un piccolo centro masai, dove la vita sembra essersi fermata ai primi dell'800. Scesa dal piccolo matatu (pulmini locali piu' disastrati di un mezzo da rottamare)..e da dove riesci a mangiare tanta polvere rossa , la terra della savana, piu' di quanta tu ne possa immaginare. Ma anche questo era il bello della mia avventura in Kenya, LA mia avventura masai. Il mio viaggio africano ripetuto e ogni volta odiato ma anche amato. Ma di questo ne parlero' dopo. Scesi dal matatu , io e mio marito, ci dirigemmo subito verso la capanna della mamma. Una famiglia masai ancorata ai principi e alle tradizioni di un tempo. Lui, il masai moderno. Mio marito. Con tanto di cellulare e occhialini alla moda. Con pinocchietto e Nike. Maglietta DG e ..cappellino con visiera. Lo straniero di casa!! Cosi' fu chiamato. Lui ...considerato ''madda''..in lingua masai ''pazzo''. 
Pazzo perche' era riuscito a vivere come noi mzungu (bianchi) . Lui che ormai mangia pesce (i masai non ne mangiano ..neanche se li paghi..!! provare per credere!!). Insomma. Lui che sembrava avesse cambiato ideologie, modi di fare e di pensare. Ma non sapevamo che lui era e rimarra' per sempre nel suo animo un '''vero masai''. Hanno le tradizioni nel cuore. Nel cervello. Nell'animo profondo sono, e rimarranno sempre, dei guerrieri. Uomini della savana. Porteranno auto potenti, avranno la patente e sapranno usare il computer. Ma resteranno sempre loro : i masai del Kenya.
Il mio viaggio quindi era programmato verso una totale esperienza masai. La vera Africa. Quella che in fondo sentiamo e conosciamo anche nel nostro paese. Se diciamo masai..diciamo Kenya.
Scesi dal matatu mi si bloccarono anche le gambe, oltre gli occhi. Ero li, davanti a quel monte innevato. Ero davanti al Kilimanjaro. Sentii un brivido e mi scosse il richiamo di mio John (mio marito). Improvvisamente mi resi conto che avevo tutti gli sguardi del paese su di me. C'erano donne e bambini sul ciglio delle baracche (negozietti di generi alimentari..) che mi osservavano come fossi una bestia rara. Lo ero ? Mah...non so. So per certo che alcuni bambini, quelli piu' piccoli, erano intimoriti della mia presenza. Qualcuno addirittura al mio passaggio urlava . Era paura? O cosa? Mi sentivo imbarazzata. Cercavo di essere indifferente agli sguardi, ma ogni qualvolta passavo davanti ad una donna sentivo la parola mzungu volteggiare nell'aria. Parlavano di me. Non certo del mio vestito. Eppure avevo cercato di essere come loro. Avevo indossato un pareo masai. Sopra una maglietta colorata cercava di farmi mescolare ai loro vestiti multicolore. Non sapevo che ero derisa. Il mio abbigliamento li faceva sorridere. Una mzungu con i vestiti masai. Che cosa ridicola. Johnera sempre piu' indifferente agli sguardi delle donne. I masai , gli uomini, ci venivano incontro. Qualcuno accennava una parola di inglese. Qualcun altro mi sorrideva e mi porgeva la mano con un semplice Jambo. Altri, curisosi, si fermavano con John. Com'e' la vita con una donna bianca? E come bacia? E' come le nostre donne? Domande su domande. Anche delle piu' assurde (non posso fare un elenco..ma immaginate).
Alcuni bambini pian piano cercavano di avvicinarsi. Altri passavano accanto a me e, facendo finta di sbattere, mi toccavano con il gomito. Chissa' che sensazione avranno provato. Loro che una bianca non l'avevano mai vista, ora potevano anche toccarla, sfiorarla. E per non raccontare di quelli che cercarono di capire se i miei capelli erano finti o erano extension. Si..le donne masai hanno tutte i capelli rasati a zero. E io ..i capelli lunghi e pure chiari. Che stranezze.
Ma andiamo al mio Monte!!
Arrivati alla capanna della mamma cominciarono i saluti. I convenevoli che fanno di questa gente i migliori ospiti del mondo. La loro casa e' la tua. Tutto si ferma per salutare e far stare al meglio il nuovo ospite arrivato E pensate se l'ospite e' un bianco. Anche i vicini arrivano festosi a dare il benvenuto.
Dopo i saluti e il classico bicchiere di Chai (latte e te') io e John decidemmo di andare a fare un salto in savana. D'altronde con un masai che pericoli si corrono ??!! (inconsciente!!). Ci dirigemmo verso la savana. Non potete immaginare a quanti km. ho dovuto camminare. Ma non potete immaginare nemmeno che sensazione si ha nel camminare e incontrare non una bici, non una vettura o una moto, bensi' una meravigliosa giraffa. Ne abbiamo incontrate 6 quel giorno. Tutte altissime. Mai viste cosi' alte. E poi gazzelle, poi dik dik, poi zebre, poi gnu, e infine....NO!!..per fortuna non abbiamo incontrato il leone. Mi spaventava , lo ammetto, mi spaventava l'idea di poter incontrare animali pericolosi, ma mi sentivo protetta. Ero con il mio guerriero. L'uomo della savana. Non potevo aver paura. Forse e' stato un bene,......ma vi garantisco che oggi mi rendo conto di quanto io sia stata incosciente. Credo sia l'aria della savana, gli odori, i colori, i suoi rumori. Credo sia tutto un insieme di sensazioni che si provano che riescono a rendere forti e fanno sentire sicuri anche un uomo pauroso. E poi lui era li..maestoso. Imponente. Davanti a noi. Lui : il Kilimanjaro. Cenammo con i familiari. Donne da una parte e uomini da un altra. Come e' cultura masai. Io, la mzungu ospite, potevo saltare da un posto all'altro senza problema. A me era concesso mangiare con gli uomini. Ma una donna masai , una donna circoncisa, non puo' veder mangiare un uomo masai.
E' cosi' che infatti gli uomini sono sempre loro che cucinano carne e portano la parte spettante alle donne presso la capanna. Gli altri attendono che tutto sia pronto, lontano dgli occhi indiscreti delle donne (non chiedete perche'..in fondo anche loro non sanno dare una spiagazione a tale usanza..ma e' cosi' che si fa!!!) e quando il cibo e' pronto...tutti insieme a immergere le mani nella grande pentola. Unico piatto per tutta la compagnia. A me quel giorno fu dato un piatto di riso e carne. Avevano dato a me la sedia d'onore quale ospite d'eccezione. Un grande masso che generalmente veniva offerto al vecchio del gruppo. ma , quel giorno, anche il vecchio aveva ceduto ad una donna, la sua poltrona. Che onore. Terminato il pasto, piano piano i guerrieri sparivano tra gli alberi della savana. A piccoli gruppi si dirigevano verso le loro capanne. E tutti venivano a dare un saluto all'anziano del gruppo...e alla mzungu. Mi sentivo una prima donna, ma vi giuro che allo stesso tempo mi sentivo imbarazzata. Ma quella era la sensazione che speravo di provare. Non era il solito viaggo tra gente comune in posti comuni. Ero tra i masai. Nella loro terra. Ero tra il popolo che ancora oggi riesce a uccidere il leone a mani nude. Brrrr!!!! Che brivido. John di tanto in tanto mi osservava e sorrideva. Sapeva che ero elettrizzata all'idea di essere vicina alla savana. Sapeva che il mio sguardo di tanto in tanto si alzava a guardare lui...!! Sapeva che ero li per quella gente e per il Kilimanjaro. Sentivamo vocii nel buio della notte africana. Sentivamo il rumere del silenzio. Gli animali, anche i piu' piccoli , sembravano animare al massimo la vita notturna. Si intravedevano piccoli focolai. Erano le capanne vicine. Tutte con un lampioncino a kerosene. Tutte capanne piene di vita. Tutte vite da raccontare, aggiungerei io!!
La sera cominciava a scendere.
Piu' tardi ci ritrovammo seduti con altri guerrieri davanti ad una capanna. Non c'era energia elettrica, lo sapevo, ma non ci pensavo affatto. La torcia era rimasta dentro il mio zaino. John mi vietava sempre di usarla. Diceva che per lui era meglio senza. Riusciva a distinguere anche una figura in lontananza. Mentre io non vedevo a un centimetro dai miei occhi.
E poi c'era la luce su di noi. Non pensavo che le lampadine erano troppo alte per poter essere viste. Erano le lampadine del Kilimanjaro. Si...milioni e milioni di stelle che sovrastavano il monte. Cosi' tante stelle che tutto il villaggio veniva illuminato come fossero state tante lampadine accese su di esso. Non ci sono parole per descrivere quanto vidi quella sera . Quanto vidi le altre sere. La luna andava a crescere. Mi saluto' il giorno che stavo per partire al suo massimo splendore. La luna piena. E le stelle quella sera erano sparite. Si erano messe di lato per dar vita alla luna. Era lei quella sera la grande lampada del Kilimanjaro.
Ero io che con John decisi di guardare e salutare Amboseli. Ciao ....torno a Malindi. Ci vedremo presto. Non si puo' non tornare in paradiso!!!

TAGS: DonamasaiRacconti Kenya

Hai trovato utile questo articolo?

Apprezzi il nostro lavoro quotidiano di informazione e promozione del Kenya? Malindikenya.net offre questo servizio da 16 anni, con il supporto di sponsor e donazioni, abbinando scritti e video alla diffusione sui social e ad una sorta di “ufficio informazioni” online, oltre ad affiancarsi ad attività sociali ed istituzionali in loco.

Di questi tempi non è facile per noi continuare a gestire la nostra attività, garantendo continuità e professionalità unite a disponibilità e presenza sul campo.

TI CHIEDIAMO QUINDI DI CONTRIBUIRE CON UNA DONAZIONE PER NON COSTRINGERCI A CHIUDERE. TROVI TUTTE LE INFORMAZIONI SU COME AIUTARCI A QUESTO LINK:

https://malindikenya.net/it/articoli/notizie/editoriali/come-aiutare-malindikenyanet-con-una-donazione.html

GRAZIE
ASANTE SANA!!!

A distanza di poco tempo dalla costruzione del pozzo per la Happy Children Nursery School di Mtangani, gli amici italiani di Donatella "Donamasai" Crispino hanno raccolto altri fondi e con la loro generosità hanno rifornito di acqua buona un’altra scuola,...

LEGGI TUTTO

La generosità di certe persone di cuore è come l'appetito che viene mangiando, anzi nella fattispecie si potrebbe dire che viene "facile come bere un bicchier d'acqua". Chi non l'ha mai provato dovrebbe cimentarsi, almeno una volta nella vita.
Così...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

A grande richiesta lo spettacolo di musica, racconti ironici, poesie e cabaret di Freddie del Curatolo e Marco "Sbringo" Bigi, replica per due serate speciali a Watamu e Malindi.
Martedì 16 gennaio Freddie e Sbringo...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Una serata di racconti sul Kenya e sull'etnia Mijikenda questo martedì a Figino Serenza in provincia di Como.
Con ingresso gratuito, nella splendida ed elegante cornice di Villa Ferranti, sede della biblioteca comunale, il direttore di Malindikenya.net presenta "Il Viaggio dei Mijikenda...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Un viaggio durato esattamente due mesi, ogni settimana a Malindi.
Una carrellata di racconti, poesie, canzoni, suggestioni nella sala del Baby Marrow Art & Food Gallery di Malindi, tra un piatto della cena e un drink.
Freddie del Curatolo ha...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Un altro giovedì all'insegna dello stare insieme con la classe e l'eleganza del musicista Marco "Sbringo" Bigi, che ben s'intona con le opere d'arte di Gian Paolo Tomasi alle pareti del Baby Marrow Art & Food Restaurant di Malindi.
Ogni...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Per il quarto giovedì di seguito, tutto esaurito e grande attenzione con applausi convinti al Baby Marrow di Malindi, per la rassegna di racconti, poesie e musica "Io conosco il canto dell'Africa" ideata e condotta da...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Una storia appassionante, di tempi che furono e di chi sogna di riviverli, fino a tornare dove i racconti che ha ascoltato nacquero.
E' il Kenya di "Il signore delle pianure", il libro dello scrittore spagnolo Javier Yanes, pubblicato in Italia...

LEGGI TUTTA LA RECENSIONE

Quest'anno Freddie del Curatolo ha scelto i bambini come pubblico per raccontare le sue storie di Kenya, tra natura, solidarietà e momenti divertenti.
Sono le scuole elementari, particolarmente le quarte e le quinte, ad ascoltare i racconti che partono dai...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Come è arcinoto, la Festa degli Innamorati cade il giorno di San Valentino, mercoledì 14 febbraio.
Ma a Malindi c'è anche chi festeggia il giorno dopo, San Faustino, protettore dei ...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Giovedì 25 gennaio andrà in scena la sesta serata settimanale consecutiva per gli spettacoli di Freddie e Sbringo al Baby Marrow Art & Food di Malindi.
Non è il caso di parlare di "sesta replica" perché ognuna delle serate...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

In soli tre giorni da quando abbiamo lanciato l'appello, Malindikenya.net ha trovato i primi 200 euro per fare operare la piccola Lydia, orfanella ...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Per tutti ormai è "Donamasai", dove Dona è il diminutivo di Donatella (Crispino, sicula di Siracusa) ma suona bene anche come "donna".
Perché lei da 15 anni vive a Malindi ed è di fatto una "masai bianca". Ha sposato John...

LEGGI LA STORIA COMPLETA

Una serata dedicata a "The Voice" Frank Sinatra, con i brani più significativi del grande cantante italo-americano riarrangiate e interpretate da Marco Bigi.
Al Baby Marrow Art & Food Restaurant di Malindi a fare da filo conduttore tra la musica e...

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

La più importante ed organizzata realtà solidale italiana della costa del Kenya, Karibuni Onlus, ha...

LEGGI L'ARTICOLO

Sono terminate le riprese del docufilm "Italiani in Kenya", mediometraggio commissionato dal Ministero degli Esteri italiano, tramite l'Istituto Italiano di Cultura di Nairobi, nell'ambito della settimana della lingua italiana nel mondo. 

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO