PERSONAGGI
06-12-2016 di Freddie del Curatolo
Dalla sopravvivenza intellettuale nella Torino degli anni di Piombo, a quella sportiva nella savana del Kenya.
La storia di Enzo Maolucci, professore delle medie negli anni Settanta, poi cantautore con all’attivo uno degli album più intensi del cantautorato rock italiano (“Barbari e Bar” del 1978) e oggi antropologo, non si può racchiudere nelle poche righe di un articolo.
Ma la sua passione per il Kenya merita sicuramente un capitolo speciale, all’interno di una vita avventurosa e creativa, segnata da intelligenza, talento e curiosità.
Oggi Maolucci ha settant’anni, portati come ognuno desidererebbe, è il presidente della Federazione Italiana Survival Sportivo Sperimentale (FISSS), disciplina da lui inventata e promossa nel 1986 a livello nazionale e oggi riconosciuta sia come sport sia come scienza e formazione a più livelli.
Divide il suo tempo tra la didattica nel “Salgari Campus” a Torino, un vero e proprio campo di allenamento di 120 mila metri quadri sulle colline torinesi, le spedizioni in zone impervie e primordiali del Kenya come il Turkana o la Suguta Valley, e il meritato relax nella sua casa sulla spiaggia a Msambweni, nella costa sud del Kenya.
Malindikenya.net lo ha incontrato qui, tra un bagno in mezzo ai coralli e una mangiata di alghe fritte appena raccolte con la moglie Fulvia.
“Il “survival” è una pratica multidisciplinare indirizzata alle modalità di sopravvivenza dell’uomo, del gruppo e delle popolazioni nei diversi ecosistemi – spiega Maolucci - significa in pratica vivere al di là delle possibilità concesse dalle circostanze e si può interpretare anche come “scienza del comportamento nel pericolo”, ovvero studio e sperimentazione delle soluzioni adottate in vari ambiti nel passato, nel presente e, in prospettiva, anche di quelle possibili nel futuro. Chi pratica il survival deve saper adattarsi, improvvisare, risolvere complessità e raggiungere lo scopo”.
Secondo Maolucci non c’è Paese migliore del Kenya per poter applicare al meglio i dettami del “survival” ed organizzare gli eventi competitivi legati a questa disciplina.
“Con i suoi diversi ecosistemi, le variazioni di natura, di situazioni climatiche, umane e di fauna che si possono trovare nel giro di poche centinaia di chilometri – illustra il fondatore della FISSS – il Kenya è il paradiso del survivalista. Nel giro di pochi giorni è possibile sperimentare l’adattamento a luoghi incontaminati di mare, di foresta, di savana, montagna e deserto, senza contare il confronto con popoli dalle tradizioni antiche e radicate. Pochissimi Paesi nel mondo possono vantare tali peculiarità tutte assieme”.
Proprio nei giorni scorsi, sul quotidiano La Stampa, è stato pubblicato il diario di viaggio di una spedizione composta in parte da tesserati della FISS, che hanno percorso a piedi 150 chilometri tra deserto e savana della Rift Valley, con un kit minimo per sopravvivere. Non è un caso che anche loro abbiano scelto la “culla dell’umanità”.
Il legame con la primordialità, oltre che la verginità della natura, è uno dei motivi principali per cui Maolucci si è innamorato del Kenya, dopo aver girato parecchie nazioni africane.
“Però non amo passare alcuni mesi all’anno qui solo per il survival – ammette l’antropologo torinese – a farmi amare quest'angolo d'Africa è anche la tranquillità della costa keniana, l’indole pacifica della sua gente e la possibilità di imbattersi in tanti occidentali amanti della natura e degli ambienti incontaminati”.
In Kenya ad esempio Enzo ha incontrato i concittadini Massimo Vallarin e Davide Gremmo, che oltre che Ranger Onorari del KWS e residenti malindini, sono istruttori di survival sportivo per l’Africa.
“L’amore comune per il Kenya ci unisce – conferma Maolucci - ed insegnare qui l’arte della sopravvivenza con il metodo e i crismi di una scienza ma con la passione e il coinvolgimento di uno sport, è il massimo della vita”.
Parole di chi un tempo cantava che bisogna diventare molto più barbari per riessere civili, di chi la vita l’ha presa per le palle fin da giovane e ancora, con la rabbia tenuta a freno da una buona dose di saggezza, la sa mettere alla prova a colpi di entusiasmo, competenza e mai domo amore per la libertà.
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