REPORTAGE
13-08-2020 di Freddie del Curatolo
Certi villaggetti dell’immediato entroterra, ai piedi della foresta di Arabuko Sokoke ti riportano indietro di 30 anni, quando la vita rurale della costa keniana era più che umile ma la popolazione, una volta digerita l’ineluttabilità del loro destino, era più felice.
Stegi Ya Maziwa a Mida è pulito e ordinato, ha ancora molte capanne di fango, ma sono quasi tutte dipinte con colori tenui o disegnate a gesso.
Una casupola risalta su tutte, perché sulla terra compattata delle pareti sono stati disegnati dei mattoncini, come se uscisse da un cartone animato.
Immaginando la materia argillosa come cioccolata, si direbbe che ci troviamo nel paese africano di Hansel e Gretel.
Quella è la sede degli Hunters, i “Cacciatori”.
Niente paura, non si tratta di tagliatori di teste, guerrieri con arco e frecce o temibili predatori di elefanti della foresta. Gli Hunters sono ragazzini dai 10 ai 15 anni che l’emergenza Covid-19 sta tenendo da mesi, e terrà fino a gennaio lontani da scuola.
Una minaccia, questa, che in Kenya ha creato non pochi problemi alla gioventù e ai nuclei familiari: gravidanze precoci, violenze, approccio dei ragazzi e delle ragazze alle lusinghe devianti della società come droga, prostituzione, microcriminalità.
Per molti alunni modello che cercano nell’istruzione un modo pulito per eccellere e dare un senso alla loro vita e per sconfiggere proprio l’idea del destino invincibile di una volta, la chiusura delle scuole ha significato anche stress e depressione.
I piccoli cacciatori di Stegi Ya Maziwa per difendersi hanno imbracciato le armi dell’unità, della musica e del divertimento.
Hanno creato una “crew” creativa e dalla passione per i graffiti e la musica sono passati a quella per il ballo moderno, creando coreografie e passando ore ed ore a provare i loro show.
Il pubblico quotidiano sono le mama del villaggio che lavano i panni vicino al pozzo, i bimbi più piccoli che ridono, applaudono e cercano di imitarli, gli anziani che alternano un sorriso a un’inevitabile caduta nella catalessi di un sonno profondo come le loro radici.
Ma ormai c’è anche un pubblico virtuale, che gli fa sognare altre platee, quello che riceverà i video girati con il telefonino. Qualcuno poi li mette su Youtube ed il gioco è fatto.
“Lo sai che dei ragazzini come noi in Nigeria hanno avuto 30 mila followers e ottenuto una sponsorizzazione per aprire una scuola di ballo?”
Gli Hunters sono più contagiosi di qualsiasi virus e tengono lontani i fantasmi della noia, dell’ignoranza e della diversità. Uniti e concentrati sulle loro coreografie.
Quando la carovana di KEMRI, MADCA e DIEA arriva dalle loro parti, è naturale invitarli sul palco immaginario del nostro roadshow ad esibirsi. Roba da invitare Maria De Filippi per un’edizione keniana di amici. E loro sono proprio amici, mica toyboy e toygirls mandati al macello mediatico dove “uno su mille ce la fa”.
Loro sognano di farcela ma già un nuovo paio di cuffie per ascoltare i pezzi di 50 cents e Beyoncé sarebbe qualcosa di cui gioire per mesi e da passarsi l’un l’altro.
Nel villaggio dei Fratelli Grimm Giriama c’è anche spazio per un contadino che si commuove parlando in pubblico della moglie impazzita dopo un trauma di cui nemmeno lui sa nulla.
I suoi occhi rossi dicono a tutti che ci si può ammalare di mente anche in una misera oasi di tranquillità come quella, e che il Diavolo o chi per lui non c’entra niente, perché qui non ci metterebbe mai piede. Le donne di Stegi Ya Maziwa, composte nelle sedie di plastica come fossero a teatro, annuiscono e alla fine applaudono alla verità. Lo psichiatra dell’ospedale di Kilifi ha qualche consiglio ed un invito per una visita specifica.
Tra le filastrocche del più importante poeta mijikenda, Kazungu Wa Hawerisa, e le nenie popolari dei cantori della Malindi District Cultural Association, si consuma un’altra giornata necessaria che ha insegnato ad ognuno qualcosa di importante.
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