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Ancora proteste dei giovani e caos nelle strade del Kenya

Tranquille le destinazioni turistiche della costa e la savana

17-07-2024 di Freddie del Curatolo

Proteste che non accennano a finire in Kenya, proteste sempre più mirate verso la classe politica e ormai non solo il governo centrale, ma anche le amministrazioni regionali delle contee, con manifestazioni davanti agli uffici dei governatori, se non addirittura fuori dalle loro abitazioni, per chiedere “responsabilità e trasparenza”, in due parole “Stop corruzione”.
Manifestazioni che erano state annunciate dai leader ormai riconosciuti della cosiddetta “generazione Z”, tra cui il reporter e attivista Boniface Mwangi, ancora una volta “pacifiche”.
Generazione Z che ha messo però in guardia i coetanei dalla possibile ennesima infiltrazione di teppisti e malviventi ingaggiati da qualcuno propenso a screditare il movimento e farlo passare per violento. Sarebbe bello, come accade nei paesi veramente democratici, poter vedere i giovani in piazza cantare, ballare, domandare al governo di cambiare rotta con cartelli e slogan, non scontri e violenze, spesso causate dal comportamento delle forze dell'ordine.
Ieri la tattica delle forze dell’ordine, orfane del loro Ispettore Generale, Japhet Koome, che si è dimesso qualche giorno fa, ha mostrato un tentativo, non del tutto riuscito, di prevenire piuttosto che dover intervenire in maniera aggressiva: hanno cercato fin da subito di impedire ai dimostranti di sfilare, specialmente nel centro di Nairobi, sparando gas lacrimogeni per disperdere la folla, già all'arrivo delle prime persone nel CBD.
Lacrimogeni su manifestanti pacifici che avevano tra le mani solo la bandiera keniana e cartelli con i loro slogan, spari con proiettili veri da camionette in corsa, tra cui quello che ha ferito una giornalista, Catherine Wanjeri, che stava facendo il suo lavoro a Nakuru.

Una tattica aggressiva che si è rivelata un boomerang, tanto che le proteste sono proseguite per buona parte della giornata e che la confusione ha permesso a vandali e ai soliti malintenzionati di compiere razzie e danni, specialmente nelle cittadine dell'hinterland della capitale.
Sfidando anche le ordinanze della corte keniana, la polizia ha continuato ad usare proiettili veri e cannoni ad acqua, e nelle periferie della capitale gli scontri hanno preso una brutta piega, con diversi feriti e molti arresti. Alla fine della serata, le vittime ufficiali erano 3, ma probabilmente il conto è destinato a salire anche questa volta. Per le organizzazioni dei diritti umani, dall'inizio delle proteste, sono già 51.
In altre città, Nakuru, Nyamira, Baringo e nella regione del lago Vittoria, si sono verificati incidenti gravi e scontri il cui bilancio è in aggiornamento. 

Più tranquilla, come sempre, la situazione sulla costa. Le proteste meno pacifiche si sono limitate a qualche pneumatico bruciato e pietre in mezzo alla strada, subito rimosse dalle forze dell’ordine.
Nelle destinazioni turistiche “business as usual”, con Watamu e Diani completamente tranquille, una sfilata pacifica a Malindi e qualche agitazione in più nel capoluogo Kilifi, per le proteste contro il governatore Mung’aro.  

TAGS: manifestazioniprotesteGenerazione

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