LA MINACCIA
10-06-2024 di Freddie del Curatolo
Finalmente, dopo anni di insistenze da parte di associazioni di conservazione e per la protezione degli (altri) animali, il governo keniota ha deciso che è ora di eliminare i corvi cosiddetti “domestici” (Housecrows) che da tempo infestano la costa del Kenya, portando non solo fastidio sonoro e malattie, ma spaventando altre specie di uccelli, peraltro autoctone a differenza loro, e mangiandone le uova, limitandone così la riproduzione e favorendone l’estinzione.
Insomma, che la presenza di questo tipo di corvo in Kenya non avesse nemmeno un aspetto positivo e che quindi si debba ritenere legittimo eliminarli, non ha mai trovato opposizione, nemmeno da chi ama gli animali o dagli ornitologi, proprio per la loro natura devastatrice e dannosa in primis per l’equilibrio biologico.
Dopo una campagna per riattivare l’utilizzo di un apposito veleno che non danneggia l’ambiente e non uccide le altre specie avicole, che ha visto in prima fila l’associazione “A Rocha” di Watamu e la Malindi Museum Society, venerdì scorso il Kenya Wildlife Service (KWS) ha deliberato che le cornacchie sono “uccelli non autoctoni invasivi che per decenni “hanno allontanato le specie di uccelli locali dai loro habitat naturali, ma hanno anche causato notevoli disagi ai turisti, soprattutto nel settore alberghiero costiero”.
In un incontro pubblico, il KWS ha sottolineato l'urgenza di riattivare il programma di eradicazione delle cornacchie. Più di vent’anni fa, quando le cornacchie avevano raggiunto un numero significativo di presenze sulla costa, in particolare a Malindi e Mombasa, era scattato un piano di eliminazione. Era stata data la possibilità di utilizzare veleni, ma anche di catturare i devastanti uccelli in modi “creativi”.
Chi scrive è stato testimone della caccia alla cornacchia con trappole costituite da scatole-gabbia con all’interno carne putrida, che si chiudevano dopo l’ingresso di quattro o cinque esemplari per volta ed erano collegate con i tubi di scappamento delle automobili. I giovani disoccupati di Malindi venivano pagati 20 scellini a corvo e 5 scellini a uovo e li uccidevano con fionde e cerbottane, distruggendo i loro nidi.
La popolazione del nefasto uccello si era decisamente ridotta e non si era verificato nessuno scenario da film di Alfred Hitchcock, come alcuni dalla grande e cinematografica immaginazione aveva prospettato.
Piano piano, però, le coriacee cornacchie si sono riprodotte ed hanno approfittato della crescita delle aree urbane costiere e della loro insostenibilità, ad esempio dell’aumento della produzione di immondizia e delle difficoltà a smaltirla, con la nascita di tante discariche a cielo aperto.
Ora, a distanza di anni, il problema si ripropone ed è davvero diventato insostenibile, tanto che il governo ha dichiarato che l’obbiettivo è, entro la fine del 2024, eliminarne almeno 1 milione.
Resta da capire se, come si augura A Rocha il cui responsabile Colin Jackson da tempo si batte per questo, verrà rimesso in commercio il famoso veleno “Starlicide” che, dopo aver contribuito ad eliminarne migliaia fino al 2005, era stato ritirato per oscuri motivi dal commercio.
"Starlicide ha funzionato bene in altri paesi nell'eradicazione degli uccelli invasivi – ci aveva spiegato Jackson, all’inizio della sua battaglia per riportarlo sul mercato keniota - Il veleno è progettato solo per sradicare gli uccelli invasivi e non ci sono morti secondarie dopo. Si tratta di un veleno costoso, ma noi abbiamo fatto una proposta di finanziamento per sradicare gli uccelli”.
Di certo, senza pensare di contare troppo sulle istituzioni per la fase esecutiva, gli attori del comparto turistico costiero dovrebbero essere i primi a partecipare all’importazione di Starlicide.
Come sempre, seguiremo speranzosi la vicenda.
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