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AMBIENTE E VITA

Giornata mondiale dell'acqua, che in Kenya vuol dire anche pace

Tribù in lotta per un diritto da preservare, non solo in Africa

22-03-2024 di Leni Frau

Oggi in tutto il mondo si celebra la “Giornata mondiale dell’Acqua”. Per quanto possano avere importanza le celebrazioni virtuali che si susseguono durante l’anno, alcune di queste dovrebbero servire per richiamare l’attenzione su problematiche che ci toccano tutti da vicino, anche se viviamo un’epoca in cui spesso non ci si fa una ragione delle cose, nemmeno dopo averci sbattuto il muso.
In ogni caso, quella dell’acqua è una delle vere questioni vitali dell’uomo e l’Africa è sicuramente al centro di questo problema.
Chi vive in Kenya o lo frequenta non può fare a meno di imbattersi con quello che è un segno visibile di quanto l’acqua sia fondamentale e di quanta non ce ne sia mai abbastanza.
Con una popolazione di 54 milioni di abitanti, 15 milioni di kenioti non hanno accesso all'acqua potabile e 37 milioni non hanno accesso a servizi igienici sicuri.
La crescente domanda di acqua e la scarsità idrica sono diventate una sfida notevole in Kenya. Il cambiamento climatico, la crescita demografica, l'urbanizzazione, l'inquinamento delle acque e la cattiva gestione delle risorse idriche hanno aggravato il problema della crisi idrica, che si ripercuote sulle attività economiche, sulla sicurezza alimentare, sull'istruzione e sulla salute. Queste sfide sono particolarmente evidenti nelle aree rurali e nelle baraccopoli urbane, dove la gente spesso non è in grado di collegarsi alle infrastrutture idriche.
L'inquinamento dell'acqua in Kenya è grave e la contaminazione lo sta peggiorando. Le aree industriali e agricole sono le più colpite. Pesticidi e fertilizzanti finiscono nei fiumi. Ci sono anche prodotti chimici industriali e domestici e altri inquinanti. L'acqua piovana è spesso contaminata da carbone, sterili di miniera e materiali di discarica.
Nelle aree urbane, i fiumi sono pieni di plastica e altri tipi di rifiuti. In alcuni casi, i fanghi sono così spessi che è difficile dire che c'è un fiume sotto di essi. I fiumi sono spesso uno stufato di plastica, detergenti, disinfettanti, residui chimici e sottoprodotti del petrolio. Questi inquinanti non si limitano ai fiumi, ma penetrano anche nel terreno e contaminano le falde acquifere. Dove c'è crisi, spuntano anche gli avvoltoi, ovvero mafie e delinquenza comune, con "cartelli" che bloccano i già pochi rifornimenti idrici e poi rivendono l'acqua anche a pochi scellini al litro, per un giro d'affari che debilità le persone più povere. 


Il clima non aiuta. Dopo il sollievo, a livello di precipitazioni, portato quest’anno dal ciclone El Niño, la siccità sta tornando a colpire le regioni semi-aride del Kenya e il caldo torrido non dà pace a tutta l’Africa Orientale.
Nei giorni scorsi, per l’emergenza idrica e il caldo, in Sud Sudan sono state chiuse le scuole e lo Zambia ha dichiarato emergenza nazionale.
Sono tutti sintomi di un mondo che sta affrontando quella che gli esperti definiscono una crisi idrica senza precedenti. Almeno il 50% della popolazione del pianeta – 4 miliardi di persone – deve fare i conti con la carenza d’acqua almeno un mese all’anno. Entro il 2025, 1,8 miliardi di persone dovranno probabilmente affrontare quella che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) chiama “scarsità assoluta di acqua”.
L’acqua è anche sinonimo di pace, e questo è il tema del 2024, dal titolo “Acqua per la pace”, in un anno quantomai funestato dalle guerre. Per questo motivo in Kenya le celebrazioni avverranno lungo il confine tra le contee di West Pokot e Elgeyo Marakwet, con l'intento di contribuire a consolidare le buone relazioni tra le comunità in lotta. Da sempre in Kenya la battaglia delle tribù seminomadi per accaparrarsi l’acqua diventa una guerra etnica e con la continua limitazione di spazi aperti e la carenza di sorgenti e corsi d’acqua non fa che aggravare la situazione.
L’invito dell’Onu sembra pensato appositamente per paesi in via di sviluppo come il Kenya, che non affrontano in maniera seria il problema della sostenibilità ambientale.


Gli ecosistemi che forniscono acqua dolce all’umanità stanno scomparendo a un ritmo allarmante. Le zone umide, le torbiere, i bacini forestali, i laghi, i fiumi e le falde acquifere sono vittime dei cambiamenti climatici, dello sfruttamento eccessivo e dell’inquinamento. Ciò sta compromettendo la loro capacità di fornire acqua alle comunità. Questi spazi naturali devono essere urgentemente protetti e quelli che sono stati degradati devono essere ripristinati su larga scala. I Paesi farebbero bene a sviluppare obiettivi specifici e misurabili per questo lavoro. L’ideale sarebbe inserire questi obiettivi nei piani nazionali per contrastare il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità ed evitare la siccità e la desertificazione. Questo lavoro è particolarmente importante per garantire l’approvvigionamento idrico delle città, molte delle quali soffrono di carenza d’acqua.


L’agricoltura è responsabile di circa il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata a livello globale. L’adozione di metodi di produzione alimentare a risparmio idrico, come la coltura idroponica, l’irrigazione a goccia e l’agroforestazione, può aiutare le riserve idriche ad allungarsi ulteriormente. È utile anche incoraggiare le persone a passare a diete a base vegetale, che in genere richiedono meno acqua di quelle basate sulla carne. La carne bovina, ad esempio, è ritenuta una delle più grandi impronte idriche, in quanto richiede fino a 15 mila litri di acqua per produrre un chilo di carne.
Essere efficienti significa anche ridurre la quantità di acqua persa a causa delle perdite delle infrastrutture comunali e delle tubature degli edifici. Non esistono dati globali sulla quantità di acqua persa in questo modo, ma i numeri nazionali indicano che il totale è enorme.?Solo negli Stati Uniti d’America, le perdite domestiche sprecano quasi 1.000 miliardi di galloni d’acqua all’anno.


Man mano che le scorte di acqua di laghi, fiumi e falde acquifere si riducono, i Paesi dovranno essere creativi. Ciò significa sfruttare le risorse idriche sottovalutate, ad esempio trattando e riutilizzando le acque reflue. I Paesi e le comunità possono anche implementare la raccolta dell’acqua piovana, che consiste nel raccogliere e immagazzinare l’acqua da utilizzare nei periodi di siccità. Anche la desalinizzazione dell’acqua salata è un’opzione in alcuni luoghi, se realizzata in modo sostenibile. Il problema: il processo porta spesso allo scarico di salamoia tossica nell’oceano e all’aumento delle emissioni di gas serra dovute all’energia necessaria per alimentare il processo.
Spesso l’acqua è abbondante ma troppo inquinata per essere utile per bere, produrre o ricreare. Misurare la qualità dell’acqua può aiutare i politici a dare priorità alle azioni per ripulire le fonti idriche.


Le decisioni sull’acqua non possono essere prese nel vuoto. L’acqua è una componente fondamentale in ogni settore, dalla produzione di energia elettrica a quella industriale, fino all’agricoltura. Pertanto, i Paesi devono sviluppare piani d’azione che affrontino l’uso e l’inquinamento dell’acqua in più settori, affrontando quello che gli esperti chiamano il nesso acqua-energia-cibo-ecosistemi. Questo approccio può aiutare i Paesi ad adottare risposte coerenti alle sfide legate all’acqua, massimizzando al contempo aspetti come la produzione di cibo e di energia.

TAGS: acquagiornatapokot

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