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21-02-2019 di Freddie del Curatolo
In questi giorni, il team di lavoro del settore privato del turismo, per la costa del Kenya, scelto personalmente dal Ministro del Turismo Najib Balala, presenterà a Mombasa alcune proposte per rivitalizzare le varie destinazioni.
Per Malindi i nostri rappresentanti sono Philemon Mawala, proprietario di Southern Sky Safaris, e Roberto Marini, consulente d’affari e proprietario dell’Ocean Beach Resort.
La visione del Governo, rispetto al turismo costiero, è quella di dividere l’offerta in cinque diverse destinazioni, ognuna con le proprie caratteristiche ed il proprio mercato.
Questa idea è stata confutata e confermata da due ricerche condotte per conto del Ministero del Turismo da parte di due importanti aziende internazionali di marketing.
Secondo questa strategia, la costa avrà in Diani, Mombasa, Watamu, Malindi e Lamu le sue località da promuovere e conferirà ad ognuna di queste una propria identità.
Diani ad esempio dovrà sviluppare ancora di più la tendenza ad ospitare i giovani e la middle-class keniana, Mombasa grazie alla ferrovia aumenterà l’offerta per famiglie, per i weekend, la low-class locale e i gruppi (conferenze e meeting vari). Watamu avrà un particolare riguardo per la Natura, l’ambiente, gli sport acquatici e si rivolgerà, grazie anche a strutture di pregio già esistenti, alla high-class. Lamu coltiverà il patrimonio culturale swahili, le tradizioni ed un turismo di nicchia favorito dall’unicità del suo arcipelago.
Malindi è sicuramente la località più difficile da decifrare. Un po’ perché è stata la prima a svilupparsi in un certo modo e quindi nei suoi anni d’oro ha saputo contenere tutte le particolarità sopra citate. Un po’ perché la sua espansione come cittadina e il suo declino come destinazione prettamente turistica, ha creato incoerenze e paradossi.
Il lavoro importante per capire come dare un senso e un’identità ben precisa a Malindi ha coinvolto anche noi ed altri imprenditori ed esperti della destinazione, che hanno portato le loro proposte e dibattuto in più incontri sul futuro possibile della località di villeggiatura e residenza.
Una delle questione su cui tutti si sono trovati d’accordo è la possibilità di sviluppare il turismo della terza età, ovvero fare di Malindi una “Retired Destination”.
In pratica sviluppare in maniera professionale e con marketing mirato quello che già si vede in giro.
Malindi indubbiamente ha molti motivi per attrarre i pensionati, almeno nella stagione invernale dell’Occidente: primo tra tutti il clima, poi la serenità del luogo, il mangiare naturale e buono, l’affabillità della popolazione costiera e la facilità di trovare collaboratori domestici o aiutanti di qualsiasi genere, già abbastanza specializzati e spesso pratici delle lingue straniere (italiano in prima linea, data la storia recente della località turistica).
Senza contare la possibilità di cure naturali a basso prezzo, sfruttando risorse locali come il neem, il semi del baobab e la moringa, oltre allo iodio del mare. La presenza di SPA e di personale già abituato a lavorarci è sicuramente un valore aggiunto.
La proposta che Roberto Marini ha tradotto in una corposa relazione prevede anche la richiesta di abbassare se non addirittura azzerare il visto di soggiorno per gli over 65 ed altre facilitazioni, come accordi sanitari ed altro. La proposta viene ritenuta interessante per il Governo perché oltre a facilitare l’arrivo di turisti disposti a fermarsi anche 12 mesi l’anno e quindi spendere ed investire in questo Paese, può dare vita ad un indotto di lavori professionali (infermieri, medici, fisioterapisti, specialisti) e di costruzione di strutture che via via potrebbero attirare sempre più persone, creando di fatto una destinazione unica in Africa e appetibile da una clientela internazionale di buon livello con una caratteristica comune: l’età avanzata.
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