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Il ricordo di Mama Sue, anima della Happy House di Watamu

Ci ha lasciato una donna davvero fantastica

30-07-2021 di Freddie del Curatolo

La scorsa settimana, per un attacco di cuore all’ospedale di Mombasa, dove era ricoverata da qualche giorno, è mancata all’improvviso una delle donne più energiche, coraggiose e dedite al prossimo che ho conosciuto nella mia storia keniana.
Incontrai per la prima volta Sue Hayward nel 2011, poco dopo l’apertura del suo sogno, la Happy House, un orfanotrofio a Watamu dove avrebbe potuto dedicarsi ai bambini senza genitori della zona e a quelli delle famiglie disagiate.
Mama Sue, come la chiamavano già tutti, non si era limitata ad acquistare un pezzo di terreno per costruire un luogo di attenzione e di crescita di tanti orfani locali, ma aveva aperto un asilo con le prime classi della scuola primaria ed in poco tempo la stava trasformando in un modello di educazione.
Tornavamo spesso a trovarla e le dedicammo anche un articolo che potete rileggere qui, ed ogni volta oltre ad una bella novità (dai computer, unica scuola di Watamu ad averli ed insegnarne l'uso ai bambini della primary school, al campo di calcio con una squadra ed un allenatore che noi stessi avevamo fatto istruire dalla nostra accademia sportiva) ma soprattutto delle storie incredibili di umanità e di grande sacrificio.
Ormai era conosciutissima non solo nella cittadina turistica e tutti sapevano che i neonati sarebbero cresciuti in un ambiente speciale, così gli stessi servizi sociali portavano a lei i casi disperati, come la piccola che tenemmo a battesimo, pochi giorni dopo che la portarono alla Happy House, che era stata raccolta in mezzo alle sterpaglie fuori da un villaggio, mentre i topi cercavano di rosicchiarla.
Questa era Sue, che non solo non sapeva dire di no, ma cercava di educare i bambini a diventare ragazzi responsabili e un giorno adulti che non avrebbero mai dovuto abbandonare un figlio in quelle condizioni.
La sua forza era anche Dave, il marito quasi sempre presente, quando non era in Inghilterra a raccogliere le donazioni. La coppia, lei di Blackpool e lui di Leeds, in patria aveva gestito per anni un hotel ed era molto conosciuta anche per le sue iniziative sociali, tanto da aver ricevuto anche diversi premi. Nel 2010 decisero di mollare tutto e trasferirsi in Kenya per dar vita a quello che per Sue era il naturale prolungamento della sua vita e della sua essenza.
Così la Happy House da un orfanotrofio modello in pochi anni è diventata una scuola fantastica, dove molte famiglie straniere, anche italiane, di Watamu iscrivevano i figli non solo perché l’educazione era pari se non superiore a quella delle migliori scuole private della zona, ma perché l’armonia multietnica e di inclusione sociale della “scuola felice” era davvero unica. La coppia, aiutata spesso da molti volontari, pagava insegnanti che fossero davvero preparati e Sue è sempre stata molto intransigente sui suoi collaboratori.
Complice una malattia che era riuscita a sconfiggere qualche anno fa, Sue è riuscita a creare una macchina di solidarietà ed istruzione quasi perfetta che oggi riuscirà ad andare avanti e speriamo a mantenere i suoi alti standard grazie allo staff, con la supervisione di Dave che ha voluto ricordare con un toccante video la figura della moglie.
“Il grande amore della mia vita – ha esordito – una donna fantastica, che è riuscita a fare quello che si era proposta e anche di più. Dal 2000, anno della prima vacanza a Watamu, visitando una scuola decrepita e vedendo bambini che contavano con le pietre e scrivevano con bastoncini sulla terra rossa, prese la decisione di aiutare i ragazzini più vulnerabili della zona e iniziò a raccogliere fondi e visitare ogni anno il Kenya. Ci innamorammo di questo posto e della sua gente, così quando decidemmo di andare in pensione, dieci anni fa, ci trasferimmo ed iniziammo a costruire la Happy House che grazie a Sue oggi è una delle migliori scuole di tutta la contea e ha delle eccellenze, come il laboratorio, un computer per ogni alunno e una biblioteca di 7000 volumi, che non hanno paragoni con altre strutture simili. Questo solo grazie a lei, alla sua forza e al suo amore per gli ultimi di Watamu, che è stato sempre ricambiato. Questo, nel dolore che provo, è l’unica certezza. Mama Sue sarà ricordata e vivrà in questi bambini e in quelli che l’hanno conosciuta”.
E vivrà anche nel nostro ricordo. Ha avuto la nostra stima, collaborazione e affetto e ce l’ha sempre restituita con gli interessi dei valori che ha profuso, di ciò che ha creato e del senso altissimo che ha voluto e saputo dare alla sua vita. Grazie Mama Sue. Un abbraccio a te, grande Dave. “Roccia”, “Rock” come ti chiamava lei.

TAGS: happy house watamusolidarietà watamu

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