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La guerra delle pelli in Kenya preoccupa l'Italia

Aumenti delle tasse e stock invenduti a rischio

20-07-2019 di redazione

Anche l’Italia, come altri mercati Europei, possono risentire della querelle sull’esportazione delle pelli conciate dal Kenya. Il settore della pelletteria italiana, rinomato a livello mondiale, conta molto sull’importazione di pelli bovine e ovine dal Paese africano.
Ora la questione si fa problematica a causa delle tasse sull’esportazione, che hanno creato tensione tra le associazioni di “grezzisti” e conciatori in Kenya, con quintali di materiale che rischiano di marcire.
I primi infatti lamentano di non poter avere a bilancio ancora più di 2 milioni di pelli invendute, bloccate nei magazzini da una tassa sull’export dell’80%. Il quadruplo – evidenziano – rispetto al 20% imposto sulla vendita di pelli conciate.
“Lavoriamo come muli ma a godere di tutti i vantaggi sono i conciatori – ha riferito il rappresentante dei commercianti Torome Keresheu dal quotidiano The Standard -. Il governo dovrebbe invertire queste percentuali”. Il pesante balzello, è l’accusa dei grezzisti, fa aumentare notevolmente il costo della materia prima nazionale senza contare le ulteriori difficoltà determinate dalla crescente importazione di materiali sintetici. Per questa serie di ragioni i produttori hanno avanzato una proposta: 6 mesi di esenzione dalle tasse per l’export di grezzo. In questo modo, sostengono, si ridurrebbe lo stock e si eviterebbe che le pelli si deteriorino.
Secondo i dati del Ministero degli Esteri italiano, l'Italia nel 2008 ha importato pellame dal Kenya per oltre 21 milioni di euro.

TAGS: pelli kenyaconcerie kenyaesportazione kenyacommercio kenya

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