Oggi si celebra la festa nazionale più “cangiante” del Kenya, la cui data originale risale all’ascesa al potere del secondo presidente della Repubblica, Daniel Toroitich Arap Moi (“arap” in dialetto della tribù kalenjin significa “figlio di”) avvenuta il 10 ottobre 1978, dopo la morte del padre della patria, Jomo Kenyatta. Con la denominazione “Moi Day” la festa è stata celebrata ogni anno fino al 2009 (nonostante Arap Moi avesse lasciato la presidenza con l’avvento della democrazia parlamentare e le elezioni pluripartitiche nel 2002), poiché con la promulgazione della nuova costituzione del paese, è stata rimossa dall’elenco delle giornate festive del calendario keniano, salvo essere ripristinata nel 2017 a seguito di una sentenza della Corte Suprema, che ha ribaltato la decisione del Parlamento. Il giudice George Odunga ha dichiarato che l'annullamento del Moi Day nel 2010 era una violazione della legge sulle festività pubbliche.
Alla morte dell’ex presidente, la festa è stata inizialmente rinominata Huduma Day (Giornata del Servizio Pubblico) in linea con il desiderio dell'ex presidente Daniel Arap Moi di commemorare la giornata come un giorno di servizio e volontariato.
Dal 2021 però la dicitura è cambiata e (pare in maniera definitiva) si celebra l’Utamaduni Day (giorno della cultura) che l'anno prima era stato fissato per il 26 dicembre nel cosiddetto "Boxing Day". Cambiano data e denominazione ma, rispetto all'Huduma Day, il senso della festa non cambia: i kenioti sono incoraggiati a partecipare alle preghiere nazionali e a promuovere l'unità nazionale, la giustizia sociale, la coesione e lo sviluppo sostenibile nelle loro comunità a beneficio delle generazioni presenti e future.