SALUTE
23-03-2020 di Freddie del Curatolo
Il Dottor Mauro Saio, luminare italiano di Malattie Tropicali e da quarant’anni al Nairobi Hospital, uno degli storici “medici degli italiani” ma non solo (consulente di organizzazioni ed istituzioni a livello nazionale ed internazionale) fa parte della Task Force nominata dall’Ambasciata d’Italia in Kenya per fare quadrato a più livelli nell’emergenza Coronavirus che sta purtroppo prendendo piede anche nel Paese africano. Insieme ad altri specialisti nel campo sanitario, sta sviluppando un piano di eventuale assistenza e cura per i nostri connazionali nel Paese.
Nel fine settimana era a Malindi e Watamu per visitare alcune strutture e rendersi conto di persona della situazione e della percezione, laddove c’è una nutrita presenza italiana.
“La Contea di Kilifi ha attivato una squadra di guardie mediche dedicate – spiega Saio – nel caso di presunti sintomi o febbre, l’iter è quello di chiamarli (i numeri sono stati resi pubblici e chiunque dovrebbe averli a portata di mano), loro arriveranno a domicilio e faranno un primo “screening” che, attenzione, non è un test ma solo una normale visita medica con un questionario da compilare e domande specifiche sullo stato di salute e i sintomi avvertiti. Se per i responsabili sanitari non c’è evidenza di un possibile contagio, le persone verranno monitorate a distanza fino ad eventuale peggioramento. A chi invece venisse definito “caso sospetto”, verrà fatto il tampone e successivamente inviato a Nairobi”.
Secondo Saio le prossime due settimane in Kenya sono fondamentali per capire l’incidenza del virus sulla popolazione locale e si dovrà agire come in presenza di una pandemia. Anche il resto del Mondo, come confermano diversi importanti ricercatori e immunologi, sta aspettando risposte dall’Africa, come dal Sud Est asiatico, sull’espansione del virus per poter capire se con l’innalzamento delle temperature tra la tarda primavera e l’estate il fenomeno si potrà attenuare dove ora sta raggiungendo i picchi massimi.
“Nel frattempo il Kenya deve proseguire la prevenzione e il contenimento su più livelli – è il parere di Saio – ma c’è di buono che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sta muovendo anche per i Paesi di quest’area. Tenendo presente che non ci sono farmaci che possano evitare il contagio, ma solo normali antinfluenzali quando i sintomi sono lievi. Com’è noto questo virus inizia ad essere pericoloso, ed in soggetti perlopiù già critici o in là con gli anni, quando arriva alle mucose dei polmoni e crea una sorta di cascata di sostanze infiammatorie. La polmonite non è causata direttamente dal virus, ma dalla reazione ad esso. I principi attivi che spesso vengono indicati, immunosoppressivi ed altri, possono essere utili nella fase avanzata della malattia, non certo per prevenirla. L’unica certa prevenzione fino ad ora è l’isolamento”.
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