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10-12-2018 di redazione
Una settimana di silenzio: quello sacrosanto di chi indaga sul rapimento di Silvia Romano a Chakama, datato ormai 20 giorni fa, quello rispettoso di chi, come noi, ha scelto di scrivere solo i fatti veri dal Kenya o le notizie riportate da personaggi istituzionali o testimoni intervistati dalla televisione locale (quindi reali e responsabili in prima persona di tali dichiarazioni) o ancora elementi confutati che non abbiano a che vedere con la segretezza delle ricerche.
La scorsa settimana è cominciata in generale con il pessimismo dei primi giorni, culminato con il ritorno in Italia degli inviati dei due principali quotidiani nazionali, La Repubblica e Il Corriere della Sera, che da una decina di giorni erano a Malindi, con incursioni nell'entroterra, attendendo la buona notizia della liberazione di Silvia o comunque sviluppi significativi.
E' proseguita con le rivelazioni della polizia del Tana River secondo la quale l'area della ricerca dei criminali che hanno sequestrato la volontaria italiana sarebbe stata identificata in una zona vasta ma circoscritta e che le vie di fuga verso la Somalia sarebbero state bloccate.
Non solo, le forze dell'ordine di stanza nella zona fluviale hanno requisito tutte le imbarcazioni e vietato l'uso a pescatori e commercianti locali, per non permettere ai criminali di poter prendere dal fiume la via dell'Oceano Indiano e cercare di arrivare in Somalia.
Le uniche dichiarazioni ufficiali arrivano dal Coordinatore regionale delle forze di polizia Bernard Leparmarai.
"L'operazione è stata ostacolata per alcuni giorni dalle condizioni meteo avverse e dalla rete stradale - ha detto Leparmarai ai media locali - continuiamo comunque a ritenere che i rapitori siano criminali dediti all'estorsione e che la loro intenzione sia cercare di vendere la ragazza ai terroristi di Al-Shabaab"
Il tempo passa e appunto le condizioni climatiche ed ambientali a cui Silvia sarebbe sottoposta non hanno autorizzato all'ottimismo.
Sensazioni positive che invece sono tornate qui a Malindi sabato scorso con l'arresto di un ufficiale del Kenya Wildlife Service di stanza sul Tana River, che avrebbe in qualche modo avuto contatti con i rapitori e forse ne avrebbe agevolato la fuga.
Questa è la vera novità degli ultimi giorni, seguita da una ridda di solite voci, "fonti anonime" e dichiarazioni avventate che preferiamo non riportarvi.
Quel che è tangibile è che siamo tornati a sperare in una risoluzione a breve della vicenda.
E forse non solo noi.
Aggiornamenti, speriamo, prossimamente.
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