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TURISMO

Slow tourism, la chiave della ripresa del Kenya

I nuovi viaggiatori punteranno su ambiente ed esperienze

01-02-2021 di Freddie del Curatolo

Parlare di lentezza, tradotta nel cosiddetto “pole pole” swahili, per il Kenya non è mai cosa astrusa o azzardata. La filosofia del prendere le cose con calma, far scivolare la vita a ritmi più umani che da macchine, è un dato distintivo dei Paesi dell’area subsahariana dell’Africa.
Se in alcuni settori e discipline, come nel campo della burocrazia e dei lavori con scadenze, spesso a noi occidentali il “pole pole” fa salire quel minimo di nervoso, in altri ambienti e particolarmente nel turismo, è sempre stato alla base della buona reputazione e del cosiddetto “mal d’Africa” contratto da chi lo ha frequentato in vacanza. Diventando poi eventualmente anche uno dei motivi principali di frequenze abituali o addirittura di un trasferimento.
Ecco che oggi, mentre il turismo è una delle branche dell’economia che sta maggiormente risentendo della crisi pandemica, la lentezza del vivere un’avventura come quella della vacanza potrebbe trasformarsi in un valore aggiunto.
Secondo gli esperti di turismo internazionale, la ripresa dei viaggi di piacere sarà lenta (ma questo non è un “pole pole” positivo) e il flusso di persone e di affari collegati non tornerà ai livelli del 2019 prima della fine del 2023. Dovremo accontentarci di una graduale risalita e soprattutto, per le destinazioni a lungo raggio come il Kenya, ad una trasformazione: a patire maggiormente sarà il turismo cosiddetto “di massa”, quello dei pacchetti vacanze e della settimana “ovunque basta che sia mare e caldo”. I turisti poco consapevoli saranno molti meno, certe fasce d’età e persone vulnerabili prediligeranno mete vicine a casa e dove ci siano facilitazioni sanitario-assicurative.
Il Kenya però avrà una possibilità, quella di alimentare un turismo internazionale a ragion veduta, di buon livello e interessato non solo a fare una vacanza indimenticabile e a rilassarsi (aspetti in cui da sempre la destinazione eccelle) ma ad accrescere il proprio bagaglio di conoscenze, di emozioni, delle cosiddette “experience”. Ma non solo, ad abbinare rispetto per l’ambiente, cultura, interazione con le comunità locali ed i loro progetti, ospitalità in situazioni uniche, originali, particolarmente suggestive o con una “storia”.
Tutto questo viene chiamato oggi “Turismo slow”. Ecco perché il “pole pole”.
Secondo il rapporto “Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo”, anche in Italia i viaggiatori sono sempre più attenti a scegliere una vacanza in luoghi in cui la sostenibilità si affianchi ai servizi, dove la tutela dell’ambiente e della persona sia un valore aggiunto e che questo si possa ritrovare non solo nei luoghi che si visitano ma nella stessa struttura alberghiera. Per questo motivo sarà più facile che le future prenotazioni vedano in vantaggio un boutique hotel e un b&b piuttosto che un grande hotel o un villaggio dispersivo, per quanto splendido e ben posizionato possa essere.
In strutture più vicine alla persona è più facile andare incontro a certe caratteristiche che oggi iniziano ad essere richieste o quantomeno apprezzate: il riciclo (plastica zero o quasi), il riutilizzo, la capacità di coinvolgere l’ospite in iniziative che lo portino ad essere partecipativo o al limite contemplativo.
Niente di più facile per il Kenya, che già dalla sua ha i luoghi, l’impatto avvolgente della Natura, il clima ed altri fattori d’incanto che lo pongono in una posizione di rilievo nel potere d’attrazione.
In più in questi ultimi anni destinazioni come quelle dei safari o quelle costiere in sviluppo, come Watamu e Diani, hanno già fatto passi in avanti proponendo lo yoga come complemento al benessere che già si prova arrivando qui, gli sport praticati senza agonismo e con l’ansia da prestazione ma vissuti come passione e relax, la cultura da scoprire non come pratica “seria” o “noiosa” (per noi non lo è mai, per carità...) ma come una storia che vale la pena di essere ascoltata da chi la sa raccontare, sia esso un luogo o una comunità. C'è Lamu, sito protetto dall'Unesco di cui storia e tradizioni parlano da sole, con un'atmosfera unica e strutture pensate per soggiorni su misura completamente eco-compatibili.
Senza parlare delle “conservancy” dove si tutela la fauna selvatica, con sempre più campi tendati e lodge da sogno in savana che coinvolgono i clienti nei loro progetti, facendoli calare in una realtà dove regna una dimensione umana e di solidarietà che diventa una filosofia di vita ed una scuola di pensiero che aiuta anche l’economia di realtà povere. Situazioni che hanno tanto da insegnare e sicuramente aprono la mente e rinfrancano in tempi veramente duri e aridi, da cui l’uomo deve e vorrà uscire.
Il Kenya è una delle mete turistiche che può garantire il ritorno al viaggio come esperienza appagante in tutti i sensi. Pole Pole.

TAGS: turismo slowpole polekenya turismokenya ripresa

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