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Yatapita, questa pioggia africana passerà

Di natura, temporali, stupore e prepotenza

30-04-2024 di Michele Senici

Lascia che piova, amore mio. Yatapita, passerà!
A cosa non rinunceresti? Alla natura ostinata e prepotente.
Così rispondo a chi mi chiede perchè abbia deciso di fermarmi in Kenya.
Alla presenza rumorosa, dirompente e stravolgente della natura.
Lascia che piova, amore mio. Yatapita, passerà!
Non che l’ambiente che lei crea mi interessi nel profondo: non cammino sui pendii perché soffro di vertigini, non vado in safari perché m’annoia, non nuoto troppo al largo nell’oceano per non affaticarmi.
Talvolta, per pigrizia, non cammino nemmeno fino alla strada asfaltata e attendo una moto che arrivi fino al mio cancello.
Ma mai, mai più rinuncerei a osservare l’erba che si mangia il ciglio della strada indisturbata.
O le foglie delle palme che coprono il balcone senza timidezza, i bamboo che crescono irriverenti, i millepiedi che si allungano più della pianta del mio piede, le scimmie che si contendono la strada, i pipistrelli che arrivano solo quando l’albero che cresce frutti lungo il tronco li ha fatti maturi, l’oceano che si mangia la spiaggia due volte al dì.
E tutto - e sempre - nel compiersi d’una giornata. Mi sono innamorato di questa terra quando m’ha spiegato la mia irrilevanza.
Lascia che piova, amore mio. Yatapita, passerà! Lascia che questo nostro mondo sia diverso domattina.
Sarò altro da come l’abbiamo intravisto fino a ieri. La pioggia ha su questa terra un effetto così equilibrato.
Arriva e fa esplodere in meraviglia i suoi figli: le sue piante, le sue bestie, le sue terre, i suoi pozzi. Irrompe e distrugge le esagerazioni, le scelte incaute dell’uomo: baraccopoli sommersa, vite cancellate; centinaia di chilometri di cemento spianato sopra una palude per farci un aeroporto, voli cancellati. Quelle sono prepotenze umane e la pioggia cadendo sottolinea la nostra insensatezza.
Costruire, autorizzare, perpetuare una baraccopoli con una densità di popolazione che non si spiega - come se quelle vite esistessero impilate una sull’altra - è prepotenza umana, è esagerazione, è dimenticarsi che l’acqua, una volta caduta a Nairobi, deve tornare a Mombasa.
Ce le ho sulla coscienza io, quelle vittime? Certo che sì ma lascia che piova, amore mio. Yatapita, passerà! Il nostro pozzo sarà pieno d’acqua dolce, la nostra terra sarà verde, i contadini delle piane a Sud faranno man bassa di riso e mais e, almeno per quest’anno, mangeranno a sazietà.
Qualcuno si sveglierà e ricostruirà Mathare come una terra d’equità, quella ragazza compenserà con alberi le spianate di cemento, quell’organizzazione canalizzerà la pioggie fino alle terre aride del Nord. Lascia la pioggia cadere e i miei sogni rialzarsi, amore mio. Io e te restiamo qui, vicini alla pioggia dirompetente, amore mio.
Yatapita, passerà.
Io ho bisogno di sentire vicino la natura dirompente, che sennò poi mi sento onnipotente e mi dimentico del perché sono rimasto qui.

Michele Senici, 1993. Educatore, insegnante, coordinatore di progetto.
Ho aperto Casa Hera a Diani perché non sapevo dove continuare la mia vita.
L’ho capito ora? Certamente no, ma va bene così, almeno osservo, penso, scrivo.

TAGS: pioggianaturaraccontosenicidiani

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