La piaga del conflitto tra uomo e animali in Kenya può essere alleviata anche grazie alla caparbietà e alla lucida passione di singole persone che pensano alle soluzioni e riescono a mettere in moto la macchina degli aiuti e quella della burocrazia e creare i presupposti per fare qualcosa.
E’ il caso di uno dei guardiani onorari italiani in Kenya, Olga Levari Ercolano, che da anni si occupa in particolare della conservazione e del miglioramento delle condizioni del Nairobi National Park.
La riserva naturale della capitale keniota è una risorsa incredibile, non solo a livello turistico, essendo l’unico parco con fauna selvatica autoctona in una metropoli in tutto il mondo.
Ma allo stesso tempo è il simbolo di ciò che sta accadendo non solo in Kenya, ma in buona parte dell’Africa: la civilizzazione e l’urbanizzazione spingono e le attività umane arrivano a ridosso delle savane e delle riserve, creando insostenibilità reciproca. Mentre i pastori invadono i parchi con le loro mandrie e i maasai riprendono a cacciare i leoni responsabili delle uccisioni delle loro mucche (ma non hanno più le lance, bensì i fucili), le iene vagano per le cittadine e attaccano le persone (è di pochi giorni fa la notizia di un esemplare trovato a dormire in un bar di Nakuru dal proprietario).

Per cercare di prevenire questo grosso problema a Nairobi, Olga ha ritenuto che fosse necessario riattivare un antica pozza stagionale all’interno del parco, la Ololo Dam, che con gli ultimi anni di siccità si era andata pian piano prosciugando.
Un progetto immenso, specialmente dal punto di vista economico, che né il Kenya Wildlife Service, né una catena di solidarietà come accaduto in precedenza per recintare parte del parco a ridosso con i quartieri residenziali sempre su spinta dei guardiani onorari, avrebbero potuto realizzare.
L’italiana si è rivolta quindi alla fondazione del gruppo bancario I&M, da sempre sensibile su questi tempi, ed è riuscita a far completare un progetto da più di 1 milione di dollari che ha compreso il disboscamento e la riqualificazione dell’area ed è culminato con la riabilitazione della diga, nell’area sud-occidentale del parco. Grazie a progetti come questo, non solo si salvaguarda la sopravvivenza degli animali del parco, in vista di successive possibili stagioni aride, ma si evita che possano uscire dal parco per cercare acqua e cibo, creando problemi all’uomo o costringendolo a combatterli.