EDITORIALE
25-01-2022 di Freddie del Curatolo
L’industria del turismo del Kenya, e non solo quella italiana, guarda al 31 gennaio come ad una possibile festa della liberazione.
Liberazione dai tabù che ormai appaiono anacronistici, quelli di trattenere ancora i propri cittadini tra i confini nazionali per chissà quali timori e interessi.
L’inizio del 2022 ha confermato che per i vaccinati (quelli italiani che vorrebbero viaggiare hanno addirittura già la terza dose) la variante Omicron non costituisce un grande problema e anche in Kenya è stata vissuta come un’influenza. In altri stati europei le limitazioni sono state ridotte poco a poco, ci si augura quindi anche da Roma una presa di coscienza della situazione.
Presa di coscienza significa anche fare proprio l’avvertimento delle associazioni del turismo che, come ricordava l’esperto di viaggi in Kenya Pasquale Tiritò in questo articolo (CLICCA QUI PER LEGGERLO) hanno fatto presente al Governo che le attuali restrizioni che pongono il Kenya nella fascia E in cui è vietato recarsi per turismo, a fronte dei controlli quasi nulli negli aeroporti italiani e con il Kenya che rilascia tranquillamente visti turistici ai cittadini italiani, crea solo disagi e non permette neanche allo Stato di poter usufruire del ritorno fiscale da chi emette regolari pacchetti vacanze, biglietti di charter, assicurazioni sanitarie eccetera.
Lo scorso novembre, con ancora una coda di incertezze e con le poche notizie sull’ultima variante, si poteva per assurdo capire la decisione del Ministro della Salute Roberto Speranza, ma adesso un’ulteriore proroga dei divieti di viaggio oltre l’Europa Schengen, sembrerebbe finanche capzioso.
Le forze politiche di casa nostra che ascoltano gli attori del turismo internazionale in Italia sono quantomai unite in questo momento per favorire trattative che portino alla riapertura. Sia la Lega (che è titolare del Ministero del Turismo, con Garavaglia) che il Partito Democratico, stanno facendo pressione su Draghi e Speranza per rivedere le attuali restrizioni.
Certo, l’attenzione di questi giorni sull’elezione del Presidente della Repubblica non aiuta, specialmente se fosse proprio Draghi il prescelto (quotazioni in ribasso però), ma qualcosa s’ha da fare. Anche perché sul piano keniano le associazioni del turismo locali si sono accorte (ma guarda te…) che dopo la sbornia di Natale e Capodanno con i keniani e qualche viaggiatore internazionale, senza i “repeaters” e i turisti occidentali da charter, è già arrivata la bassa stagione.
Bassissima, commenta Mohammed Hersi, presidente della Kenya Tourist Federation, che ha esortato l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dialogare con l'Organizzazione Mondiale del Turismo per rivedere regole e contribuire al rilancio dei viaggi e del turismo globale.
“Viaggiare non è solo un discorso di turismo di piacere, ma anche di business ed è ora che il mondo si riapra. Il Covid-19 dovrebbe passare da virus pandemico ad endemico per sostenere l'economia mondiale”.
Dall’altra parte le istituzioni keniane che hanno insistito per l’ultimo anno e mezzo sulla promozione del turismo locale, dovrebbero rimettersi in moto per essere competitive sul mercato internazionale, perché dovrebbero aver capito che il turismo locale è un’ottima fonte di guadagno, ma ha finestre ristrette sulle stagioni: feste comandate e weekend, poco più. Basterebbe ricordarsi che il turismo italiano e internazionale permetteva buoni numeri (e arrivo di valuta straniera, cosa che manca terribilmente al Kenya, basta vedere l’abisso in cui è crollato lo scellino) da novembre a Pasqua, con anche un ottimo agosto.
Senza pensare di essere tra la padella (Kenya) e la brace (Italia), è ora che si riapra e c’è bisogno di sforzi ed intenti comuni per tornare indietro nel tempo, di almeno due anni, che oggigiorno significherebbe andare avanti.
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