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17-03-2022 di redazione
La foresta alle pendici del vulcano spento Menengai e del suo enorme cratere, nella zona del lago Nakuru, ha subito un grave danno ecologico dopo l’incendio che nei giorni scorsi ha devastato almeno 70 ettari di natura incontaminata.
Solo grazie all’intervento coordinato dei Vigili del Fuoco di Nakuru con i rangers del Kenya Forest Service e l’aiuto della polizia penitenziaria, dopo un giorno di battaglia, il fuoco è stato domato.
All’indomani dell’ennesimo incendio (un mese fa ben 550 ettari della più nota foresta erano stati bruciati) il Kenya si interroga sui perché di queste devastazioni, soprattutto perché è ormai assodato che dietro ci sia la mano dell’uomo.
Per volontà o per incuria, in ogni caso le attività umane si sono spinte a ridosso di zone che sono sempre state considerate riserve naturali intoccabili ma che oggi tremano di fronte agli insediamenti di comunità rurali ricacciate sempre più lontano da zone espropriate o urbanizzate.
Nel caso di Menengai, l’incendio è arrivato a minacciare due insediamenti che solo pochi anni fa erano semplicemente baracche di pastori e contadini. Ora i paesi di Milimani e London vedono la loro vegetazione a rischio, come peraltro quella della foresta. Ma c’è anche chi grazie agli incendi si procurerà carbone per uso domestico o lo rivenderà nonostante la legge punisca chi si procura legna da carbone all’interno di parchi forestali. Ma come si regola la legge se la legna è già stata carbonizzata?
Secondo alcuni residenti, l'incendio potrebbe essere stato causato da una sigaretta lanciata incautamente, ma altre testimonianze chiamano in causa i residenti che pascolano il loro bestiame, portandolo nella foresta in cerca di acqua durante il prolungato periodo di siccità.
L’ipotesi più probabile però è quella riportata dal responsabile delle autorità forestali Erastus Gakono, il quale ha dichiarato al quotidiano The Standard che con tutta probabilità il fuoco è partito dalle due note fattorie durante la preparazione per la stagione della semina.
"I contadini stavano bruciando la vegetazione sabato sera. Crediamo che non siano stati in grado di controllare il fuoco e che si sia diffuso nella foresta – ha detto Gakono - "I vigili del fuoco inviati per spegnere il fuoco sono riusciti a farlo solo vicino alla strada. Il pubblico ha provato a limitare il fuoco all'interno dei campi, ma a causa del vento, non sono riusciti a contenerlo. Ad un certo punto la popolazione locale è fuggita via”.
Non è la prima volta che le pendici del cratere di Menengai sono avvolte dalle fiamme: nel 2015, un inferno nella foresta ha distrutto più di 300 acri di vegetazione molto vicino al cratere.
Nel 2017, un fuoco feroce ha distrutto centinaia di alberi indigeni in più di 220 acri della foresta.
Secondo la documentazione del KFS, il Kenya ha due stagioni degli incendi che coincidono con i due mesi secchi e ventosi che precedono le stagioni delle piogge del paese, marzo-aprile e ottobre-novembre. Anche in questo caso, il vento ha alimentato le fiamme che hanno attecchito in una bellissima piantagione di eucaliptus ed altri alberi indigeni.
Il commissario della contea di Nakuru, Erastus Mbui Mwenda, ha detto che con questa tendenza, il governo potrebbe essere costretto a vietare le attività umane vicino alle foreste. "Nelle ultime tre settimane abbiamo sperimentato più di 23 incendi nelle foreste, causati da attività umane" ha dichiarato allo Standard.
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