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Crisi Kenya e proteste, la situazione ad oggi

Si prepara una settimana di schermaglie politiche

17-04-2023 di Freddie del Curatolo

Non si è ancora risolta la battaglia politica e sociale in Kenya tra il governo del presidente “rampante” William Ruto e l’opposizione guidata dal “vecchio” Raila Odinga.
Una battaglia che si gioca su più tavoli, apparecchiati dagli accoliti delle due alleanze, Kenya Kwanza della maggioranza (“Il Kenya prima di tutto”) e Azimio La Umoja (Dichiarazione di Unità).
Riassunto delle puntate precedenti:
Dopo le violente proteste di piazza nelle due settimane antecedenti alla Pasqua, che hanno provocato danni a proprietà pubbliche e private, la morte di due studenti universitari e di un agente di polizia, Ruto ha teso una mano al rivale Odinga, invitando lui e i suoi alleati ad una serie di colloqui pacificatori, con l’intenzione di formare una commissione bipartisan in parlamento per risolvere i problemi sollevati da Azimio durante le manifestazioni.
Odinga, pur riservandosi di accettare e valutandone le condizioni, ha deciso di sospendere le proteste “fino al termine del mese di Ramadan”, previsto per il 22 aprile.

Durante questo tempo sono iniziate le schermaglie, tra richieste preventive e “spostamenti di tiro” tra i due schieramenti. Dalla possibilità di un primo tavolo di discussioni la scorsa settimana si è rimasti ad un nulla di fatto che negli ultimi due giorni si è trasformato in un nuovo inasprimento dei rapporti.
Due i motivi principali: da parte dell’opposizione, la richiesta del governo di intessere i primi dialoghi tramite due gruppi extraparlamentari, con avvocati e politologi fuori dal direttivo delle due parti.
Odinga e i suoi non hanno gradito questa fase preparatoria: vorrebbero subito discutere il parlamento e creare la famosa commissione bipartisan che dovrebbe occuparsi di modificare la legge elettorale, e soprattutto la composizione della commissione elettorale IEBC, al centro delle polemiche per quelle che Odinga ritiene ancora “elezioni rubate” nell’agosto dell’anno scorso, oltre che discutere del carovita.

Da parte del governo, il fastidio, alla vigilia di possibili incontri, da una lettera inviata dall’avvocato di Azimio, Paul Mwangi, alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, chiedendo l’incriminazione dell’ispettore generale di polizia del Kenya, Japhet Koome, per crimini contro l’umanità. Perpetrati dai suoi agenti, a loro dire, durante le violenze delle manifestazioni. Piccatissima la risposta del vicepresidente Rigathi Gachagua. “In realtà, le persone che dovrebbero essere portate alla Corte penale internazionale sono quei personaggi di Azimio che hanno distrutto la vita e le proprietà del popolo del Kenya, Noi non siamo come il governo precedente che ha accettato la stretta di mano. Siamo più forti”. Il riferimento è al famoso “handshake” tra l’ex leader Uhuru Kenyatta e lo stesso Odinga, per guidare il paese in una direzione unica. Secondo Ruto, allora vice di Kenyatta e poi rivale di entrambi alle elezioni, si è trattato della mossa che ha mandato sull’orlo del lastrico il Kenya.

Ieri Raila Odinga ha radunato la sua gente al parco di Kamukunji a Nairobi, confermando una serie di nuove dimostrazioni di piazza, finito il Ramadan. 
Ha confermato che sarebbe disposto ad un faccia a faccia con Ruto, anche tramite suoi alleati di fiducia, ma non gradisce l'atteggiamento della fazione opposta, che ha definito arrogante e irrispettoso.
Questa settimana sarà quindi decisiva per capire se ci sono ancora margini di trattativa tra maggioranza e opposizione o il paese, oltre alla grave crisi economica e alle conseguenze della siccità su agricoltura, allevamento e salute di milioni di cittadini ridotti alla fame, dovrà sopportare anche le pericolose scaramucce dei suoi politici.

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