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Kenya, dove i bambini si vendono per 150 euro

Un altro caso inquietante scoperto a Nairobi

05-08-2023 di Freddie del Curatolo

In Kenya i bambini si vendono (e si comprano) per meno di 150 euro.
Nel paese della povertà senza fine e della corruzione, dove l’unica gioia e speranza è sempre stata rappresentata dalle comunità, dalle famiglie e appunto dai bimbi.
E’ risaputo che negli ospedali delle grandi città è fiorente il mercato di neonati che vengono venduti con il beneplacito dei genitori bisognosi e l’intercessione di medici e infermieri che spesso guadagnano molto più dei genitori, nell’atto criminale.

Tempo fa, avevamo dato notizia di un’inchiesta della televisione keniota Ntv, che aveva portato alla luce un commercio di neonati in un ospedale della contea nord occidentale di Kisumu, che mostrava come i neonati venivano venduti per cifre che possono arrivare a 7 mila euro per un maschio e 6 per una femmina, mentre alle madri bisognose vengono promessi al massimo 1000 euro.

Ora invece è venuto alla luce un episodio ben più inquietante, perché la cifra a cui è stato venduto un bambino di due anni è notevolmente inferiore, e soprattutto perché la madre se ne è sbarazzata all’insaputa del marito e padre, cercando di convincerlo che fosse morto.
L'uomo, un trentenne di Thika, città vicino a Nairobi, ha raccontato ai giudici di essere uscito al mattino per andare al lavoro, ma quando è tornato la moglie non era a casa. In seguito lei lo ha chiamato, informandolo che aveva portato il bambino in ospedale nella capitale perché non stava bene.
Il padre si è detto sorpreso, perché il piccolo era apparso sanissimo fino alla mattina stessa, ma ha atteso che la donna tornasse, dopo che lei gli aveva detto che avrebbe trascorso la notte nella struttura sanitaria.

La donna è tornata a casa il giorno dopo ma senza bambino e ha inscenato un lacrimoso racconto della presunta morte del figlio, senza poter sapere e dire per che cosa fosse deceduto.
“Avrò i documenti nei prossimi giorni” aveva assicurato.
Il padre non ci ha visto chiaro, e si è recato all’ospedale ma il nome del bambino non era né nei registri dei ricoveri, né tantomeno in quello dei decessi.
Dopo diversi tira e molla con l'ospedale e con il presunto medico che ha preso il corpo, durati due giorni, l'uomo ha scoperto che la moglie stava mentendo.

A quel punto, è stata la guardia della struttura a rivelare che sapeva dove fosse il bambino e che era vivo e in buona salute. Gli acquirenti, una coppia del quartiere popolare di Pangani, avrebbe pagato 20.000 scellini (al cambio attuale circa 135 euro) per il bambino e avevano anche intenzione di pagare altri 60 euro circa per ottenere i documenti del piccolo.
A parte le condizioni economiche, che però non sarebbero cambiate di tanto con quella cifra esigua, il marito ha detto ai giudici che non si spiega l’accaduto, rivelando però che la donna si fosse rifiutata di allattarlo. In ogni caso, è inquietante la facilità con cui si riesca a comprare, vendere e magari rivendere i minori nel paese. Anche perché dietro il commercio, potrebbe esserci non solo un desiderio di maternità di donne che non possono avere figli e coppie che non ne hanno, ma la tratta di organi.

TAGS: bambininairobithikacommercio

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