POLITICA
02-06-2021 di redazione
Il Presidente Uhuru Kenyatta ha scelto Kisumu, terza città del Kenya e tradizionale roccaforte del suo alleato ma storico avversario Raila Odinga, per il tradizionale discorso della Festa della proclamazione d’Indipendenza della Nazione, il Madaraka Day.
Da qui, assorbendo qualche fischio di protesta da parte di una parte ancora viva di cittadini che abbinano storicamente alla rivalità politica quella tribale tra i Luo del Lago Vittoria e i Kikuyu, simbolo del potere di cui la famiglia Kenyatta è da sempre l’incarnazione, il Presidente ha ricordato l’importanza di Kisumu nel processo d’Indipendenza del Paese ed il ruolo fondamentale del padre di Raila Odinga, Jaramogi Oginga, nel rilascio di Mzee Jomo Kenyatta dalla detenzione illegittima da parte dei colonialisti britannici, per poi scagliarsi in maniera neanche tanto soft contro la magistratura.
“Una nazione progressista è una nazione che è in continua conversazione con se stessa – ha esordito Kenyatta - Questo perché la nazione è un processo negoziato che ha bisogno di allineamenti e aggiustamenti costanti nella ricerca della perfezione.L'autogoverno non è un fine in sé; è un mezzo per un fine più grande. Ma perché la libertà e i diritti umani siano realizzati, il paradosso delle scelte deve essere risolto”.
Il riferimento voluto è al recente pronunciamento da parte dell’Alta Corte, che ha ritenuto incostituzionale la proposta di Kenyatta e Odinga di modificare la costituzione per giungere ad una repubblica parlamentare con un Presidente eletto dal popolo e un Primo Ministro nominato da deputati e senatori. L’iniziativa BBI (Costruire ponti insieme) in realtà propone anche altri cambiamenti, inasprendo la lotta alla corruzione, promuovendo la parità di genere e superando le anacronistiche barriere del tribalismo. Ma il motivo predominante è la spartizione dei poteri e se i giudici hanno visto nella BBI un palese conflitto d’interesse di Kenyatta, che di fronte all’impossibilità di essere rieletto per il terzo mandato, potrebbe lasciare il ruolo all’ex leader dell’opposizione Odinga e restare in sella al Governo come Primo Ministro.
“Dall'annullamento di un'elezione presidenziale nel 2017 al tentativo di fermare la volontà del popolo espressa attraverso il BBI, la magistratura ha testato i nostri limiti costituzionali, ma non li ha infranti – ha detto Kenyatta - Dobbiamo seguire lo Stato di diritto e obbedire alle decisioni dei tribunali, ma anche la voce sovrana e suprema del popolo del Kenya deve essere seguita”.
E’ il riferimento al referendum che secondo Kenyatta e Odinga sarebbe lo strumento ideale per approvare la BBI.
“Quando nel 2017 sono state annullate le elezioni presidenziali, abbiamo perso 1 trilione di scellini come economia in soli 123 giorni – ha ricordato il Presidente - I cittadini non possono portare il fardello di veder perdere il 30% del bilancio nazionale ogni cinque anni a causa della politica tossica.
E non è certo la magistratura ad aver subito il peso di questa scelta, ma è stato il popolo che ha visto svanire programmi di sviluppo e risorse per gentile concessione della magistratura”.
Nelle parole forti del Presidente che ritiene quindi poco responsabile e deleteria per l’economia e il benessere dei cittadini la decisione dell’Alta Corte, c’è la volontà di proseguire nell’appello per arrivare al referendum e proseguire l’attività della BBI fino alle prossime elezioni del 2022 senza rivalità e caos.
Kenyatta ha proseguito il suo discorso citando i lavori di sviluppo portati a termine, tra infrastrutture e accordi internazionali: dalla ferrovia che collegherà Nairobi all’Uganda al Porto di Lamu, dalle strade asfaltate in tutto il Paese alla tecnologia. “Tutto questo - ha concluso – per mettere fine alla povertà della dignità, quello per cui i Governi del Kenya indipendente si battono da sempre”.
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