Dopo la manifestazione di venerdì scorso, il cosiddetto “Saba Saba Rally” che cadeva nell’anniversario di una celebre sollevazione popolare del Kenya, il 7 luglio 1990, il leader dell’opposizione keniana, Raila Odinga aveva annunciato che oggi, mercoledì 12, i cittadini sarebbero tornati con lui in piazza per protestare contro l'amministrazione del presidente William Ruto.
“Siamo cittadini pacifici e rispettiamo lo Stato di diritto. Mercoledì eserciteremo il nostro diritto democratico in modo pacifico e organizzato", ha dichiarato Odinga, esortando i keniani a partecipare numerosi alle manifestazioni in tutto il Paese.
Con loro si sono uniti i tassisti e i proprietari di "matatu" che hanno deciso di scioperare.
Risultato: città deserte e negozi chiusi e chi cerca di fare scorribande in giro, viene contrastato e possibilmente arrestato dalla polizia. 
Il problema delle manifestazioni e dei cortei in Kenya infatti sono i derelitti, i disperati per cui ogni occasione è buona per fare casino, saccheggiare negozi e cercare il loro minimo guadagno da una giornata di caos, oltre ai provocatori di mestiere, che battagliano per principio contro le forze dell’ordine.
Le proteste per il carovita e i comizi politici si limiteranno a Nairobi, con il raduno dell'opposizione, nel resto del paese sembra il solito caos creato per destabilizzare, ma che non porta a nulla, se non al rischio per l'incolumità di tanta gente.
In molti sfileranno per le strade di Nairobi e delle principali città del paese con le “sufuria”, ovvero le tradizionali pentole in cui cuocere la polenta ed il suo contorno, in testa come cappelli, battendo con i mestoli per far sentire la propria disapprovazione.

E in mezzo, c’è tanta gente non meno povera che anche in una giornata di proteste che potrebbe ritenere legittime, non vede l’ora di andare a lavorare per guadagnare onestamente quel poco che serve per tirare avanti sperando in tempi migliori. Ci sono gli studenti, che sono preoccupati per il loro futuro e vorrebbero davvero sfilare pacificamente, poi si trovano in mezzo al fuoco incrociato di lanci di pietre e risposte con fumogeni e pallottole e hanno la peggio. E’ capitato a Eunice, un’universitaria di 22 anni rimasta uccisa nella cittadina di Kisii. Altre cinque persone, tra cui due residenti degli slum di Kisumu, sono morti durante gli scontri di venerdì scorso, con alcune decine di feriti ricoverati in ospedale.

Intanto fortunatamente la magistratura dimostra per l’ennesima volta la sua indipendenza, come già accadeva durante il precedente governo di Uhuru Kenyatta che si vide privato di nuove leggi che gli avrebbero permesso di proseguire con il terzo mandato. Lunedì infatti l’Alta Corte ha confermato la sospensione della legge finanziaria approvata dal parlamento, che avrebbe aumentato le tasse ed è uno dei motivi delle proteste dell’opposizione. Segno che le strade per risolvere i problemi interni possono passare più da vie legali e confronti costruttivi, piuttosto che da espressioni di piazza che, da pacifiche, rischiano di diventare polveriere.