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02-11-2020 di Freddie del Curatolo
Saranno i timori di nuovo lockdown in Italia e negli altri Stati europei da dove presto non si potrà più viaggiare in direzione Africa, sarà l’arrivo dell’inverno inclemente e lo stress di questa situazione prolungata, ma dallo scorso fine settimana gli aerei in arrivo, anche indirettamente, dal nostro Paese stanno iniziando a riempirsi di connazionali.
Si tratta per la maggior parte di residenti che ancora non erano rientrati in Kenya, dove hanno attività o vivono con regolari permessi di soggiorno, oppure di lavoratori dipendenti, ma anche di chi possiede un’abitazione regolarmente registrata o ha un contratto d’affitto in essere, condizioni segnalate dal Ministero degli Esteri come eccezioni al divieto di viaggi per turismo oltre l’area Schengen.
Ma non solo. Come segnalato ormai dallo scorso mese di agosto, quando il Kenya riaprì ai viaggiatori internazionali ma in Italia vigeva lo stesso divieto che è in atto oggi, ci sono anche molti italiani che s’imbarcano con destinazione finale Kenya, pur non avendo i requisiti necessari per farlo.
Come può accadere questa cosa?
Semplice, nei “porti d’uscita” del nostro Paese il più delle volte non ci sono controlli da parte delle autorità preposte. Particolarmente negli aeroporti, all’ultimo check-in doganale, del passaporto viene controllata la validità come avviene da sempre, e non lo “status” di residente all’estero come dovrebbe essere richiesto. E in caso che il viaggiatore non abbia questo requisito, bisognerebbe chiedere i documenti che attestano l’urgenza o le motivazioni plausibili per un viaggio.
Non ci siamo mai espressi sulla bontà e la pertinenza del decreto e sul fatto che il Kenya risulti tra i Paesi dove gli italiani non possono andare in vacanza, ma di certo la coerenza starebbe nel far applicare alla lettera un decreto deciso dal Governo, altrimenti che lo si è fatto a fare?
Invece nella maggior parte dei casi la decisione di far partire o meno un turista dall’Italia viene delegata ai dipendenti delle compagnie aeree che eseguono il primo check-in, fanno imbarcare i bagagli ed emettono il biglietto.
Compagnie che hanno tutto l’interesse a far viaggiare i propri clienti, anche perché non si farebbero una bella pubblicità a “fare la spia”.
Risultato: la voce si è sparsa, specie con alcune linee aeree si può partire tranquillamente senza documenti necessari o con carte fasulle (che spesso non vengono nemmeno prese in considerazione) o mostrando al check-in i numerosi timbri del passato che attestano una presenza assidua in Kenya.
La gran parte dei turisti, una volta superato il primo “step”, riusciranno a passare anche la dogana aeroportuale ed essere pronti all’imbarco.
I problemi semmai per loro potranno presentarsi in Kenya, ma non per via del Governo del Paese africano, ma in quanto cittadini italiani se dovesse capitare loro qualcosa per la quale dovranno giustificare la loro presenza all’estero. In quel caso non si potranno appellare al fatto che non sono stati controllati, perché loro per primi non avrebbero dovuto presentarsi in aeroporto.
in ogni caso i turisti “fai da te” stanno arrivando.
Così come sono stati segnalati i primi tentativi di truffa: qualcuno che dal Kenya, sapendo che alla fine i turisti italiani riusciranno comunque a partire, promettono documenti ineccepibili (finte assunzioni di lavoro, ricongiungimenti fasulli ecc...) facendoseli pagare.
Insomma, se proprio dovete e volete rischiare, fatelo da soli e gratis, che male che vada perderete il solo biglietto aereo. Ma il nostro consiglio, e a nostro discapito e dei nostri sostenitori è: per quanto come spesso accade in Italia, si facciano le leggi e poi manchi chi le fa rispettare, aspettate la riapertura ufficiale. Essere un cittadino italiano all’estero dove non si potrebbe e non avete piena tutela, soprattutto sanitaria in questo momento, non è una bella cosa.
Altrimenti, mi raccomando, sappiate che è un’avventura e che urlare ai propri diritti di cittadino dopo essere stati i primi a non rispettare i vostri doveri, oltre che ridicolo probabilmente non sarà producente.
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