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28-06-2023 di Freddie del Curatolo
Eravamo abituati al contrabbando d’avorio (proprio qualche giorno fa due bracconieri sono stati condannati nell’entroterra di Kilifi a 7 anni di carcere per essere stati trovati con 4 zanne d’elefante) e a quello delle corna di rinoceronte, che gli orientali considerano afrodisiache (chissà se lo sono anche nella maniera in cui gliele infileremmo noi volentieri…), abbiamo parlato di esportazioni legali di farfalle e illegali di legno di sandalo, ma mai in tanti anni d’Africa ci era capitato di dover leggere e commentare una notizia come questa: una coppia keniana, marito e moglie, e la loro presunta complice, un’impiegata della posta, sono stati accusati dalla corte dell’aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi, di contrabbando di formiche vive.
Avete capito bene! La specie è quella delle cosiddette “formiche raccoglitrici” rosse, le “messor cephalotes” e nessuno, compresa la pubblica accusa dei tre, ha capito il motivo del loro commercio illegale e soprattutto cosa ci fanno con le formiche vive i presunti acquirenti. Il proliferare di mangimi e farine a base di insetti e di ricette creative e proteiniche, può far venire qualche dubbio.
Martin Nyota, sua moglie Rose Wairimu e Eunice Muthoni, un’impiegata delle poste, infatti, oltre che di traffico illecito di specie animali vive, dovranno rispondere del loro tentato trasporto in Cina e in Francia, come riportano alcuni media keniani. I tre avrebbero venduto gli insetti a circa 2.100 dollari, senza ovviamente l’autorizzazione del Kenya Wildlife Service, l’ente di protezione della fauna selvatica keniana, che tra le altre cose regola il commercio di specie animali non domestiche.
I sospettati hanno negato le accuse a loro mosse e sono stati rilasciati su cauzione di 50 mila scellini in attesa del processo. Durante le indagini, gli inquirenti che avevano fermato la spedizione all’estero delle formiche, hanno trovato a casa della coppia, nella cittadina di Gilgil, tra Naivasha e Nakuru, un vero e proprio allevamento di “raccoglitrici”.
Il pubblico ministero ha esortato la corte ad accelerare l’iter processuale per poter produrre come prova del reato al processo le formiche ancora vive. E’ risaputo dell’intelligenza di questi piccoli ma coriacei insetti, ma di sicuro non potranno testimoniare, in attesa che qualcuno da Parigi o Pechino si faccia vivo per spiegare a come nei ristoranti gourmet francesi si cucinano o che ruolo abbiano nella medicina tradizionale cinese.
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