STORIE
25-06-2022 di Freddie del Curatolo
Ha compiuto cento anni di attività una delle diramazioni africane della chiesa cattolica nata nel cuore del Kenya. La congregazione degli Akorino, conosciuta ufficialmente come Chiesa dello Spirito Santo dell'Africa Orientale, è diventata parte integrante della società, specialmente nella provincia di Nairobi e nelle cosiddette Highlands.
Sebbene gli aderenti si identifichino come cristiani, Akorino fa parte delle Chiese indipendenti pentecostali africane ed in questo senso è stata rubricata da Roma.
I suoi adepti indossano copricapi simili a turbanti che ricordano quelli degli indiani della comunità etnico-religiosa dei Sikh, ma ovviamente non c’è alcun legame tra le due fedi.
Il Presidente Uhuru Kenyatta ha indossato quel copricapo qualche giorno fa, partecipando alle celebrazioni per i cento anni di storia degli Akorino. Data importante, anche se per gli storici ufficiali la nascita della Chiesa dello Spirito Santo dell’Africa Orientale è datata 1959, ovvero da quando la congregazione è stata registrata in Kenya.
Testimonianze e antiche fotografie riportano invece al 1922, a Limuru nella contea di Kiambu, la nascita del primo gruppo di Akorino che secondo la studiosa dell’Università di Nairobi Philomena Njeri si formò per via dei “conflitti e delle tensioni create dalle pressioni economiche, politiche, sociali, religiose e culturali” tra diverse schiere di keniani, dopo l’avvento del cristianesimo che in Kenya iniziò a diffondersi con l’arrivo dei primi missionari tedeschi, intorno al 1830.
Secondo gli attuali leader della chiesa indipendente, la parola “akorino” deriverebbe dalla domanda in dialetto gikuyu “Mukuri nu?”, la cui traduzione sarebbe “Chi è il redentore?”.
Il primo a parlare di loro in una pubblicazione è stato nientemeno che il primo presidente del Kenya, Jomo Kenyatta, nel suo libro “Facing Mount Kenya”, riferendosi ai credenti come “aroti”, ovvero sognatori in gikuyu, ma anche come “arathi” che invece significa “profeti”.
In effetti per molti anni la setta ha rappresentato un fenomeno prettamente etnico, facendo proseliti esclusivamente sui kikuyu. Questo si evidenzia dal fatto che alle credenze e pratiche cristiane si aggiungano anche tradizioni e valori tribali. Gli Akorino sono stati anche perseguitati per le loro differenti pratiche religiose e identificati come diversi e bizzarri per i loro turbanti e le vesti bianche.
“Gli Akorino sono nati come gruppo di lotta per la libertà – ha ricordato l’ex primo ministro Raila Odinga durante la celebrazione dei loro 100 anni - Alcuni sono morti a causa del loro credo religioso, mentre altri hanno combattuto per l'indipendenza. Le loro generazioni hanno prosperato e continuano a diffondere il Vangelo. Il nostro padre fondatore Jomo Kenyatta ci ha mostrato il significato e l'importanza degli Akorino”.
Nel corso degli anni anche altre etnie si sono avvicinati a questo culto, che dall’essere quasi integralista e in pratica molto conservatrice, con una forte componente pacifista, si è trasformata seguendo i tempi. Fino all’indipendenza del Kenya, ad esempio, nessun Akorino poteva sposarsi con partner al di fuori della stessa fede, le donne dovevano vestirsi in maniera più che succinta ed erano proibiti l’assunzione di alcolici e il fumo delle sigarette.
Oggi, uomini e donne possono sposare chi vogliono e vestirsi più liberamente, conservando rigide tradizioni di paramenti (sempre bianchi, in virtù della loro indole pacifista) per le loro cerimonie. Questa evoluzione è stata provocata da giovani fedeli che credono fermamente che la fede debba cambiare con i tempi. Per loro, la Chiesa non può continuare a esistere nel passato né ignorare le influenze della vita moderna. I giovani membri si incontrano nei luoghi pubblici di Nairobi e si mescolano con la moderna cultura keniota che fino al secolo scorso era stata snobbata.
Un ensemble di gospel che canta canzoni tradizionali è spesso in vetta alle classifiche musicali e una squadra composta da giocatori di fede Akorino è in lizza per essere promossa nella Premier League del campionato di calcio keniota. Oggi non si tratta più solamente di credo, ma si può parlare di una lobby tra le cui fila si distinguono uomini d’affari, politici e personaggi emergenti che si muovono con disinvoltura nelle trame del potere.
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