Sono saliti a 39 i corpi seppelliti nel terreno di proprietà del “pastore” di Malindi Paul Mackenzie, arrestato la scorsa settimana dalla polizia e in custodia senza possibilità di essere rilasciato su cauzione, per aver indotto al digiuno i seguaci della sua setta, convinti ad astenersi dal cibo per “poter vedere Gesù”. Nel villaggio di Shakaola, nell’entroterra malindino, erano radunate famiglie arrivate da ogni parte del Kenya. In una fossa sono stati trovati padre, madre e due bambini. Secondo le ultime informazioni raccolte, sarebbero 112 le persone scomparse che potrebbero essere collegate a quello che chiamano "Shakaola Massacre".
Avevamo scritto alcuni giorni fa di questa aberrante vicenda, frutto di ingenuità ed ignoranza, ma anche della capacità persuasiva di un autoproclamato uomo di fede completamente pazzo che aveva aperto la “Good News International Church”, una sorta di chiesa dove radunava i fedeli, servendosi anche di un canale youtube.
E’ ancora in corso l’esumazione dei cadaveri, con le forze dell’ordine che presumono ci possano essere ancora delle vittime. Durante le indagini è stata trovata anche una donna in condizioni di salute critiche che ha implorato i suoi salvatori di lasciarla morire.
In una dichiarazione condivisa sui suoi account ufficiali sui social media, il Ministro degli Interni, Kithure Kindiki, ha definito il massacro dei membri del culto di Mackenzie come "il più chiaro abuso del diritto umano costituzionalmente sancito alla libertà di culto".
Ha chiesto una regolamentazione più severa delle entità religiose, tra cui chiese, moschee, templi e sinagoghe in tutto il Paese.
Nel frattempo, sabato la polizia ha riferito che Mackenzie sta facendo uno sciopero della fame.
Ha detto che si è rifiutato di prendere anche solo un bicchiere d'acqua, sostenendo che sta digiunando e pregando.