SATIRA
05-11-2017 di Freddie del Curatolo
Passato per ora lo spauracchio delle elezioni, confinato il terrorismo al confine con la Somalia, con le nuove cure per la malaria e il suo vaccino alle porte, come si può spaventare un po’ la gente per non farla venire in Kenya?
Uno degli argomenti su cui si può far leva è la paura dei serpenti.
Ad essere sinceri, ormai nei luoghi più frequentati dai turisti, quindi la costa e la savana, è più facile incontrare un vecchio inglese astemio che un rettile velenoso, ma nell’immaginario collettivo il Kenya è una terra di mamba e di insidie che arrivano dal bush, dai terreni corallini e dalle paludi fluviali.
Fortunatamente a Malindi e dintorni non esistono i serpentoni striscianti delle foreste orientali o sudamericane: non ci sono i terribili “Boa Constrictor”, in grado di stritolarvi poco a poco le ossa, ma dove abbondano gli italiani esiste la specie dei “Boia Constructor”, capace di strizzarvi il portafogli edificando la villa dei vostri sogni.
Più vicino alle battigie, abbondano invece i “Beach Boa Contactor” capaci di stritolarvi i cogl…ehm le parti intime.
Niente pitoni lunghi sei metri (al massimo arnesi da 35 centimetri che animano un altro tipo di turismo, prettamente femminile), niente cobra assassini ed altre specie mostruose.
Qui la paura può essere evocata da esemplari della famiglia delle vipere (no, non la famigghia italiana di lingue biforcute) e dai loro nomi che possono incutere grande timore.
Il più famoso e letale è il Black Mamba detto “Settepassi”, che ha la capacità di saltarvi addosso in pieno petto e colpirvi talmente vicino al cuore che avrete a disposizione soltanto qualche metro, prima di cadere a terra privi di vita. E' però una specie in via d'estinzione, sostituito in Kenya dal "Black Berry" detto anche "Sette Messaggini", capace di avvelenarvi chattando.
Poi viene il Green Mamba detto “Settesassi”, perché non fa un gran male e il suo veleno è lento e ha antidoti comuni, ma è molto resistente e ci vogliono parecchie pietrate in testa, prima di ammazzarlo.
Più raro è il Blue Mamba detto “Trepassi”, perché quando lo incontrate (solitamente vicino al mare) ha più paura di voi e inizia a inscenare una sorta di tango figurato, e a passo di danza tenta di evitarvi. Ma siccome anche voi cercate di fare lo stesso, dopo i famosi tre passi di un balletto surreale, uno dei due avrà la peggio. E' chiamato anche "Blue Mambo".
In pochi conoscono lo Yellow Mamba detto “Quattrosalti”, perché oltre ad essere un serpente rasta bonaccione che è possibile incontrare nei bagni dei bar o delle discoteche, è ottimo anche cucinato in padella come la salsiccia, con contorno di patatine fritte.
Non è raro incontrare la Biscia trasparente detta “Duepalle”, perché pur non avendo veleno né cattive intenzioni, è sempre in mezzo alle scatole e non la si vede facilmente e ci si può inciampare.
E infine c’è il più pauroso e terrorizzante di tutti: il Brown Mamba, detto “Unascorreggia”. E' così chiamato perché fa talmente paura che quando ve lo troverete di fronte non avrete nemmeno il tempo di farvela addosso, prima di morire dallo spavento.
Peccato, perché non è affatto velenoso.
In conclusione, state tranquilli turisti e non fatevi suggestionare: gli animali più velenosi, viscidi e soffianti anche in Kenya sono gli esseri umani, specialmente alcuni esemplari di razza bianca.
(la art cover è di Max Banfi per "Malindi dall'Askari alla Zanzara")
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