NATURA KENYA
15-01-2025 di Freddie del Curatolo
Ad ogni stagione, migliaia di persone nella Rift Valley del Kenya attendono un evento naturale che riporti in vita il loro prezioso patrimonio. Non si tratta del raccolto, o di una migrazione, niente a che vedere con nascite o altro. Si tratta di un enorme specchio d’acqua stagionale: il lago Kamnarok.
Già da diversi decenni il grande lago situato nella Kerio Valley, nella contea di Baringo e a nord della grande regione dei maasai, non è più perenne ma stagionale.
Oggi addirittura, complice il cambiamento climatico, sta perdendo la sua biodiversità e rischia di scomparire, e con lui anche migliaia di animali che vi si nutrivano ed abbeveravano e sono un’attrazione della riserva nazionale. Ormai dalla fine delle grandi piogge, dove una volta sorgeva il lago, popolato da coccodrilli ed ippopotami, c’è un enorme spazio vuoto, incolto e semiarido, dove a fatica pascola il bestiame, con le mucche della zona sempre più scheletriche. I letti dei quattro fiumi che lo alimentavano, Ketipborok, Cheplogoi, Oiwo e Lelabei, sono spesso molto secchi anche loro.
Molti pastori negli ultimi anni hanno perso parecchi capi di bestiame, ma il Kamnarok non è importante solo per loro e come fonte di approvvigionamento idrico. Un tempo era il luogo preferito dagli amanti degli uccelli, un paradiso dei birdwatchers. Ma la maggior parte delle specie hanno abbandonato questi luoghi, così come chi dipendeva, almeno per quattro mesi all’anno, dalla pesca dei tilapia, pesci d’acqua dolce, che se n’è andato altrove o è stato costretto a cambiare mestiere e fonte di sostentamento.
Nel 1983, quando la Lake Kamnarok Game Reserve fu creata, venne presentata dalle istituzioni locali come il secondo ecosistema più grande dell'Africa, con il maggior numero di animali dopo il lago Ciad.
A quel tempo il grande lago (Il cui nome deriva dalla parola kalenjin Narok, usata per indicare una specie di pianta acquatica molto diffusa nel lago, che spesso lo nascondeva alla vista) ospitava oltre 10 mila coccodrilli bianchi, 400 elefanti, 13 specie di altri mammiferi e un'ampia varietà di specie di uccelli.
Più di 40 anni dopo, il numero degli animali si è drasticamente ridotto a causa non solo del prosciugamento del lago, ma di piogge torrenziali che hanno causato inondazioni, oltre a episodi di ondate di calore e periodi di siccità prolungati. La grande siccità del 2023 ha visto il lago, che col tempo si sta abbassando, subire una moria di pesci a causa dell'aumento delle temperature. Uno scenario terrificante: centinaia di carcasse di pesci, coccodrilli e bestiame galleggiavano a pancia in su sulla superficie diventata fangosa.
Niente di nuovo o di strano, ai nostri tempi. Il lago Kamnarok si aggiunge quindi alle statistiche dei corpi idrici di tutto il mondo colpiti dalla perdita di acqua. Una ricerca effettuata su circa 2000 laghi pubblicato un anno e mezzo fa evidenza quanto negli ultimi tre decenni la perdita d'acqua nei grandi laghi di tutto il mondo sia stata più diffusa di quanto si pensasse. Secondo lo studio, il riscaldamento del clima e il consumo di acqua da parte dell'uomo hanno determinato almeno la metà del declino dei laghi naturali.
Il risultato è una minaccia simile a quella del clima, l’insediamento umano nei pressi della grande area lasciata vuota dal lago. Contro questo rischio, che può portare al conflitto tra uomo e animali, specialmente con gli elefanti, ma anche i sempre più rari coccodrilli bianchi che ormai vivono in paludi e sabbie mobili e che possono costituire un pericolo e di conseguenza essere cacciati ed uccisi. Molte organizzazioni ambientaliste hanno piantato semi di acacia ed altre piante, per cercare di creare almeno una foresta protettiva, anche perché dai resti di carbone e dai ceppi di alberi tagliati, a pochi metri dal lago, è evidente che migliaia di piante sono state abbattute per produrre carbone.
Chissà se è davvero troppo tardi per rivedere il lago Kamnarok e per fare qualcosa perché non resti solo una memoria africana.
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