Editoriali

EDITORIALE

Il ciclone tropicale portato in Kenya dalla malafede di media e social

Perchè la costa keniota sarà interessata marginalmente da "Hidaya"

05-05-2024 di Freddie del Curatolo

I terroristi mediatici e i gufi social a caccia di click e “like” facili e come loro solito cercano di gettare benzina sul fuoco laddove è l’acqua ad aver fatto danni e mietuto vite umane in Kenya, probabilmente faranno la loro ennesima figuraccia.
Dal punto di vista della catastrofe umanitaria, al di là dei 219 morti ufficiali dichiarati finora dal governo, dei 165 mila sfollati e dei 72 cittadini che risultano ancora dispersi, il dramma è costituito da chi ha perso tutto e non ritroverà nulla, in molti casi nemmeno il fazzoletto di terra dove sorgeva la sua baracca.
Ma ad aggiungere macabro attaccamento ad una vicenda che dovrebbe aprire invece dibattiti puramente umanitari, c’è chi prevede un peggioramento delle condizioni atmosferiche, di alluvioni e conseguenti inondazioni e tragedie, per via del ciclone Hidaya che si sta abbattendo in Tanzania.
Spiace deludere i catastrofisti e gli avvoltoi della notizia, ma da sempre i cicloni non possono raggiungere l’entroterra del Kenya e molto difficilmente lambire la sua costa, per la semplice ragione che l’Equatore è in grado di respingerli, grazie alla cosiddetta “forza di Coriolis”.


Era successo con un ciclone ben più potente di quello attuale, Kenneth, che cinque anni fa fece decine di vittime e migliaia di sfollati, devastando Comore e Mozambico e raggiungendo in via eccezionale il sud della Tanzania, con venti a 100 kmh e spegnendosi prima di Zanzibar e Dar Es Salaam.
Questa volta, nonostante l’onda lunga del Nino, al massimo sulla costa arriveranno grandi temporali e le possibili esondazioni dei fiumi saranno effetto dell’acqua caduta a nord, non certo del ciclone.
Il Dipartimento meteorologico del Kenya ha confermato in un comunicato che il Kenya sentirà gli effetti del ciclone, ma solo marginalmente.
"In effetti, sentiremo gli effetti ai margini del ciclone tropicale, ma si indebolirà fino a diventare una depressione. L'occhio del ciclone atterrerà a circa 5 gradi a sud dall'equatore o addirittura al di sotto", ha dichiarato il MET.
Fenomeni da non sottovalutare, specialmente in un Paese che non pare preparato a certi mutamenti, quindi il governo ha chiesto ai pescatori di non uscire in mare, alle persone di non avventurarsi tra le onde per svago e alle attività sulle spiagge di chiudere (ma crediamo lo abbiamo già fatto per conto loro da qualche settimana...) e chi vive non lontano da corsi d'acqua di spostarsi in luoghi riparati.


Lo stesso dipartimento, come facciamo noi ogni volta, ricorda le note (a noi, ma dovrebbero essere tali per chiunque scriva e sentenzi, a meno che non sia in malafede) leggi della fisica per cui i cicloni non possono avvicinarsi così tanto all'equatore, che dobbiamo allo scienziato francese Gaspard-Gustave de Coriolis che all’inizio dell’Ottocento teorizzò per primo la cosiddetta forza rotatoria che nasce all’equatore e, tra i suoi tanti risvolti e effetti collaterali anche periferici che riguardano anche falde acquifere, agricoltura, riproduzione degli animali, ha la particolarità di tenere alla larga dal Kenya, nella fattispecie, i fenomeni atmosferici più temuti, come appunto uragani e cicloni.
Insomma, il Kenya non ha bisogno di gufi e avvoltoi, ha ben altra nobile fauna.
Quindi aspettiamoci piogge anche sulla costa, mentre si spera che i meteorologi kenioti ci abbiano azzeccato ieri, dichiarando che nelle zone colpite dai disastri, da oggi la situazione piano piano rientrerà. Pioverà per tutto maggio, come è anche giusto e naturale che sia, ma niente catastrofi da prima pagina. Sarà il caso di raccontare invece il “dopo” di migliaia di kenioti, che non hanno avuto né “angeli del fango” ed invece di sperare (all’italiana) di avere aiuti economici per la ricostruzione, non ritroveranno neanche il poco o niente che avevano.

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TAGS: equatorecicloneTanzaniaalluvioni

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