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All-inclusive food e bar-hotel: come cambia l'ospitalità in Kenya

Nuove formule per attirare clienti, anche i ristoranti si adeguano

27-09-2021 di Freddie del Curatolo

Hotel che rinforzano il servizio bar, resort che trasformano le stanze in appartamenti autonomi, ristoranti che spostano le happy hour alle 11 del mattino o alle 4 del pomeriggio.
Sono solo alcune delle variazioni a cui l’industria dell’ospitalità e della ristorazione in Kenya si sono sottoposte per adattarsi al periodo di pandemia.
Le associazioni di categoria della costa già a ridosso del Natale 2020 avevano posto seriamente la questione del coprifuoco, dopo che specialmente i bar e ristoranti avevano subito pesanti limitazioni. Per sei mesi infatti i bar erano rimasti totalmente chiusi mentre i ristoranti, che dovevano chiudere alle 20, non potevano vendere alcolici.
In un Paese che fa dello “spirito” una delle sue forze economiche trainanti, per quanto riguarda l’intrattenimento, ha significato per tantissimi locali pubblici il tracollo.
Oggi la situazione è migliorata, anche se il regime di chiusura forzata rimane, dalle 10 di sera alle 4 del mattino con i bar che sono aperti fino alle 7 di sera e i ristoranti che possono offrire i loro servizi fino alle 9, orario in cui li si obbliga alla chiusura per permettere, in un’ora di tempo, il rientro del personale alle proprie abitazioni.
Dal canto loro gli hotel hanno deciso di puntare su offerte speciali per convincere quelli che prima della pandemia erano semplicemente clienti di discoteche (ora quasi tutte chiuse) e pub, a trascorrere la notte all’interno delle loro strutture, potenziando il servizio bar e offrendo stanze a prezzi irrisori, contando sulla possibilità di guadagnare con gli extra.
Le offerte di molti hotel della costa pensano anche alle famiglie, includendo ed implementando anche “facilities” per i bambini: giochi, attrazioni e anche personale che si prende cura di loro, mentre i genitori possono rilassarsi ed eventualmente alzare il gomito.
Accedere al cibo a tutte le ore e con estrema naturalezza, con show cooking e punti ristoro aperti non-stop: questa è un’altra formula che permette ai gestori delle strutture di fidelizzare i propri ospiti. In poche parole, il famoso all-inclusive che una volta si applicava al bere, oggi si rivolge al cibo.
Paga per i drink e mangi ciò che vuoi.   
E’ il caso di alcuni locali di Nairobi che offrono carne alla griglia e patatine gratis e “all you can eat” in cambio dell’obbligo di trascorrere l’intera notte, dalle 9 di sera alle 4 del mattino, nella loro struttura.
Come? Prenotando un letto che molto probabilmente nessuno utilizzerà. Ma è l’escamotage ideale per trasformare i clienti di un locale notturno in ospiti di un hotel, quindi al riparo da restrizioni e coprifuoco, con la possibilità di sfruttare al massimo il divertimento anche senza eccessiva “movida”.
L’istinto commerciale di sopravvivenza delle strutture alberghiere, dall’altra parte, ha spinto i ristoratori che si sono trovati, specialmente negli orari serali, dei competitor inaspettati, a cercare nuove formule per coinvolgere i propri potenziali clienti.
Così, accanto ai normali pranzi e cene, spuntano “happy hour” mattutine o maratone pomeridiane con cocktail 3x2 (a Nairobi abbiamo visto anche dei promettenti 4x6 e 6x8 su birre e, ahimè, anche superalcolici) e anche per loro il cibo diventa accessorio. Spuntini, stuzzichini, piatti unici e l’immortale pizza, le proposte più ricercate, a far da contorno al bere.
Immuni a metà, vaccinati poco ma sempre più brilli. La pandemia in Kenya è anche questo e chi ha scelto il lavoro dell’accoglienza e del servizio al pubblico non può ignorare questa tendenza, anzi tende a seguirla ed approfittarne.

TAGS: hotel kenyaristoranti kenyahospitality kenya

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