SPORT
12-10-2019 di Freddie del Curatolo
Un evento costruito a tavolino per uno dei più grandi campioni dei nostri tempi in grado di abbattere per primo uno dei tabù dell’atletica leggera nella competizione più famosa e faticosa di tutte ha mandato in visibilio l'intero Kenya.
La corsa, storicamente, è nata nell’antica Grecia proprio con la maratona, che prende il nome dalla città dell’Attica da cui il guerriero Filippide (o Tersippo) partì alla volta di Atene, correndo ininterrottamente per 42 chilometri e mezzo per annunciare la vittoria di una battaglia contro i persiani, morendo poi per lo sforzo.
Oggi il campione keniano Eliud Kipchoge, già titolare del record del mondo con 2 ore, 1 minuto e 39 secondi, ha infranto il “muro” delle 2 ore in un evento preparato apposta per lui a Vienna.
Poco importa che tutto fosse stato predisposto dall’azienda sportiva Nike e da una multinazionale inglese della chimica industriale (Ineos), che il tempo non possa essere omologato per aver infranto almeno sei regole della Federazione Internazionale dell’Atletica Leggera: quel che ha fatto Kipchoge profuma di leggenda e ha unito il Paese come poche volte è successo in passato e come solitamente purtroppo avviene solo in presenza di grandi tragedie.
Invece ieri i keniani affollavano le piazze e le strade delle più importanti città ballando e ridendo di gioia, dopo aver assistito impassibili a 1 ora e 59 minuti di corsa, in una diretta visibile solo su Youtube, motivo per il quale l’operatore telefonico Safaricom ha regalato bundle a iosa con un’offerta dedicata ai cittadini. Televisioni, media, stampa, gente al bar: non c’è un keniano che non parli del loro eroe e che non stia sventolando, anche virtualmente, la bandiera del Kenya.
Kipchoge ce l’ha fatta ed è stata la vittoria di un popolo che una volta ancora si è ritrovato unito, senza divisioni tribali o politiche e ha riacceso quel sogno ancora possibile in questo Paese di poter migliorare la propria vita cercando con abnegazione e volontà di andare oltre i propri limiti e oltre le ingiustizie del destino. In questo senso il trionfo di Eliud il maratoneta, ancorché artefatto e predisposto da un carrozzone sul quale sono già saliti politici e imbonitori d’ogni sorta, è davvero una metafora perfetta di una Nazione dove ancora si possono compiere grandi imprese o al limite si può sognare un futuro migliore senza passare necessariamente per pazzi visionari.
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