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Silvia, a Chakama un rapimento non premeditato

Perde ipotesi la pista Shabaab: "i rapinatori volevano lei e i soldi"

21-11-2018 di redazione

Avrebbero portato via Silvia Romano solo per proteggersi durante la fuga, sapendo che dopo gli spari al negozietto nella piazza del villaggio di Chakama, sarebbe presto arrivata la polizia da Langobaya.
Chissà, se Silvia avesse dato subito ai suoi rapinatori il telefonino con dentro i soldi di Mpesa, il servizio "bancomat" dell'operatore Safaricom, l'avrebbero lasciata stare da subito ma i malviventi appartenenti all'etnia Orma, pastori di origine somala che vivono da tempo lungo il fiume Galana in prossimità della riserva Kulalu, la vicenda sarebbe finita lì. 
Il rapimento, da parte di una banda di delinquenti che nulla hanno a che vedere con Al Shabaab e l'islamismo radicale, potrebbe essere stato un'idea maturata dopo che la rapina era andata in fumo.
Ma queste sono solo ipotesi che non ci piace fare e che speriamo la ragazza presto possa confermare o al limite smentire, ma di persona.
Invece dopo averla schiaffeggiata, secondo il racconto di testimoni attendibili, ed aver proseguito a sparare in aria (fossero stati terroristi avrebbero lasciato una scia di morti senza guardare in faccia a nessuno), l'hanno portata via, sembra per proteggersi durante la fuga ed evitare che la polizia, una volta sopraggiunta al fiume e durante il loro guado, si facesse problemi a sparare.
Così in effetti è stato e alla richiesta della ragazza, udita da un testimone nascosto sulla riva del fiume, di tornare al children centre di Africa Milele, uno dei malviventi avrebbe risposto in inglese che era troppo tardi.
Luca Macrì, l'esperta guida safari italiana nata in Kenya, che ha partecipato al pattugliamento dall'altra sponda del fiume, conferma il racconto anche se ammette che la situazione appare ancora parecchio intricata.
"Siamo preoccupati soprattutto per le condizioni di questa ragazza che ormai da quasi 24 ore è in mano a una banda di malviventi che non sanno cosa fare".
Difficile pensare ad un'azione organizzata da un gruppo estremista.
I malviventi, secondo quello che ha raccontato un professore di Chakama, hanno sparato alle gambe e non con l'intenzione di uccidere e non hanno mai inneggiato ad Allah. Difficile anche pensare di poter raggiungere a piedi zone "protette" verso Garissa: troppo lungo il tragitto e in una zona con poche vie d'uscita e tutte ormai pattugliate.
Proprio per questo si spera in un po' di raziocinio e di stanchezza da parte dei banditi e nella conclusione a breve della vicenda.
 

TAGS: italiana kenyachakamaafrica milele

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