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Siccità e pandemia, mix letale per la costa keniana

Oggi 400 mila persone rischiano di morire di fame

07-09-2021 di Freddie del Curatolo

Cambio climatico e pandemia, un mix letale che ha creato 400 mila nuovi affamati sulla costa del Kenya. E quando si dice “affamati” si intende, almeno a quanto riferiscono le istituzioni di quattro contee che si affacciano sull’Oceano Indiano, ovvero Kilifi, Kwale, Tana River e Lamu, anziani che rischiano seriamente il deperimento fisico, bambini che potranno soffrire di malattie croniche da denutrizione e adulti che vivono sotto la soglia della sopravvivenza, per loro stessi e per le loro famiglie.
Questo è il triste scenario in zone in cui in gran parte anche la mancanza di turismo, conseguente alle restrizioni pandemiche, ha fatto la sua parte.
Ma il problema principale, in questo periodo, è la siccità.
Dopo gli scarsi effetti della stagione delle piogge che hanno messo in ginocchio 23 contee su 47, praticamente mezzo Paese, agricoltura e allevamento che sono le principali risorse, se non le uniche, per milioni di keniani iniziano a soffrire in maniera vitale.
Per questo motivo il Consiglio del Ministri si riunirà oggi per discutere le misure urgenti da adottare nei confronti di chi è maggiormente colpito dalle conseguenze della siccità.
La task Force sulla sicurezza alimentare della costa ha già stimato che la sola contea di Lamu necessita di almeno 100 milioni di dollari per far fronte alla situazione ed evitare dapprima la moria di migliaia di capi di bestiame e poi la sofferenza grave di pastori e coltivatori.
Povertà che oltretutto in quelle zone può riportare alla cronaca le faide e le uccisioni per l’accesso all’acqua dei fiumi che già hanno infiammato la regione tra il Tana River e la Somalia qualche anno fa.
Nel frattempo molte scuole nella contea di Tana River sono già state chiuse per mancanza d'acqua, e le organizzazioni umanitarie prevedono una situazione terribile se non verranno prese misure urgenti. In altre strutture scolastiche, mancano gli insegnanti che sono loro stessi alle prese con la ricerca di acqua, al pari di buona parte della popolazione.
Il Ministro dell'Agricoltura Peter Munya ha annunciato che il governo sta considerando misure speciali in aiuto dei pastori, come l'acquisto di bestiame e somme di denaro.”
“Il governo, attraverso il National Development Implementation and Communication Cabinet Committee (NDICC), presenterà un piano di ammortizzatori sociali per gli allevatori – ha detto Munya - Lo Stato comprerà il bestiame dalla gente nelle zone colpite dalla siccità in modo che possano far fronte alla perdita di capi di loro proprietà".
Secondo la Croce Rossa keniota, la Contea di Kilifi è la più preoccupante per il numero di persone a rischio carestia umanitaria, seguita da Kwale, Tana River e Lamu.
"Abbiamo più di 145.000 persone che hanno estremo bisogno di acqua e cibo a Kilifi e circa 130.000 a Kwale, mentre 78.000 persone sono a Tana River. 21.000 persone che vivono a Lamu stanno affrontando la stessa situazione" ha rivelato al quotidiano Daily Nation il coordinatore della Croce Rossa della Costa del Kenya Hassan Musa.
Nella zona di Bamba, già tristemente nota nell’entroterra di Kilifi, la scorsa settimana una donna è letteralmente morta di fame. In quella zona in questo periodo non è facile trovare nemmeno frutta sugli alberi. Alcuni mesi fa un’intera famiglia è stata avvelenata cercando di alleviare i morsi della fame cibandosi di bacche selvatiche.
Secondo le statistiche dell’organizzazione nazionale, almeno 2000 bambini sotto i cinque anni nella Contea di Tana River soffrono di rachitismo da malnutrizione. Senza acqua anche gli aiuti alimentari hanno meno effetto, perché in molti non hanno sufficienti risorse per cucinare la farina di mais o il riso.

TAGS: fame kenyasiccità kenyacarestia kenyapovertà kenya

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