AMBIENTE
29-03-2022 di Freddie del Curatolo
Hanno sempre rappresentato una certezza per gli abitanti della costa e del suo immediato entroterra, e adesso anche loro iniziano a soffrire per via dei cambiamenti climatici e del poco rispetto che l’uomo ha di loro. Stiamo parlando delle palme, le piante più rappresentative per gli stranieri dell’idea di esotismo, di vacanza ma soprattutto piante vitali che possono risolvere gran parte dei problemi della popolazione locale.
In primis perché grazie alle noci di cocco, chiamate “madafu” ci si può nutrire con la loro polpa fresca e dissetarsi nei periodi di siccità con la sua acqua ricca di minerali. Con il frutto seccato invece si può ricavare una polvere che può arricchire i piatti poveri e soprattutto, bagnandola con acqua o latte, ottenere una panna cremosa che dà gusto e proteine nei sughi di carne e di pesce, nei fagioli, e nelle verdure.
Le palme però sono fondamentali anche per le loro foglie che, una volta seccate, costituiscono con i cosiddetti “makuti” (fasci di foglie secche intrecciati a divenire tegole) i tetti di buona parte delle abitazioni locali, dalle capanne di fango alle grandi ville della fascia litoranea e dell’entroterra fino a cento chilometri e più.
Dal cocco si ricava anche l’olio che può essere sia utilizzato per cucinare (ed in questo periodo con l’aumento dei prezzi dell’olio di semi diventa ancora più importante), sia per uso cosmetico.
C’è un quarto aspetto, poco considerato ma molto diffuso e che di questi tempi più criticato del solito: dalla linfa delle palme si ricava il cosiddetto vino di palma o “mnazi”.
Il vino di palma è la bevanda popolare più utilizzata dalle tribù Mijikenda della costa, tradizionalmente bevuto durante cerimonie come matrimoni e funerali. Se sorbito fresco, appena spillato, è moderatamente alcolico (kajama) e abbastanza insapore, mentre più fermenta, più diventa acido, alcolico e nocivo. L’abuso di mnazi può portare a stati di trance, allucinazioni e l’utilizzo prolungato dare coma etilico.
In questi tempi gli spillatori di mnazi sono nell’occhio del ciclone perché è stato dimostrato che le palme da cocco si seccano maggiormente durante la stagione torrida e rischiano di perdere la loro produttività e addirittura di morire.
“Le palme da cocco sono un mezzo di sostentamento per la maggior parte dei residenti della regione della Costa – ha detto un esponente degli spillatori - Tuttavia, le dure condizioni climatiche ci hanno inferto un duro colpo. La maggior parte delle piante si stanno seccando. Temiamo che questo possa significare la fine del business dei mnazi. I nostri figli potrebbero anche perdere l'importanza culturale del vino di palma”.
Pur rispettando questo aspetto delle tradizioni locali, sarebbe bene che la cultura delle popolazioni costiere fosse tutelata in altri campi la cui deriva è meno distruttiva.
Ad esempio, molti residenti dal business del mnazi sono passati alla conservazione delle mangrovie, all'apicoltura e alla pesca.
Grazie al supporto del dipartimento dell'ambiente della contea e del Kenya Forest Service, alcuni dei residenti hanno formato una Community Based Organization, il Mwachideko Self-Help Group, per aiutare le loro nuove imprese.
Non “spremere” le palme e allo stesso tempo ripiantare le mangrovie, piante della vita per la costa keniana, potrebbe essere una soluzione non solamente salutare per l’ambiente, ma soprattutto per l’ambiente.
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